Grano rivenduto sul mercato nero "Noi derubati di un intero raccolto"

Con i prezzi alle stelle, il presidente di Cesac Michele Filippini lancia l’allarme sulle razzie dei cereali. Spariti cinque carichi dal magazzino della coop. Dopo la denuncia, la Procura ha aperto un’inchiesta

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di Matteo Radogna

Gasolio, trattori, attrezzi agricoli. Persino interi raccolti di cocomeri e ortaggi. Ma ora i ‘pirati di terra’ si sono superati rubando grano per un valore di circa 220mila euro nel magazzino Cesac di Argenta. Con i prezzi alle stelle raggiunti da questo cereale, i ladri hanno colto l’occasione per rivendere in nero e a metà prezzo il raccolto rubato. Più che un sospetto, è una certezza l’esistenza di un mercato parallelo in cui vengono piazzati i camion carichi di grano depredato. A confermarlo il presidente Cesac Michele Filippini, che oltre a denunciare il furto ai carabinieri, ha raccolto le prove di una parte dei suoi cereali finiti in un mulino per la produzione di farina. Sì, perché dove le colture estensive dominano il paesaggio e l’economia, la razzia del grano sta diventando un fenomeno preoccupante. Dopo l’episodio di Argenta, è stata aperta un’inchiesta per capire quale sia la ‘filiera’ che ha portato i ladri ha trovare un canale sicuro per rivendere la merce sotto banco. Quel che sta emergendo dall’indagine ancora in corso è un giro di affari che spesso inizia da dei dipendenti infedeli.

Per rubare infatti quintali di grano servono dei ‘basisti’ interni in grado di agevolare le razzie. Filippini racconta: "Il grano rubato nel nostro magazzino è andato ad alimentare una filiera sommersa che sfugge alla tassazione ai controlli sanitari e costituisce così una concorrenza del tutto sleale rispetto alle imprese oneste come Cesac che invece stanno facendo di tutto per garantire ai propri soci la copertura dei maggiori costi di produzione. Il nostro grano infatti sembra sia stato acquistato da aziende di trasformazione a prezzi dimezzati rispetto a quelli delle quotazioni delle borse merci delle Camere di Commercio, inducendo una valore occulto di diverse centinaia di migliaia di euro". Filippini spera che i responsabili vengano assicurati alla giustizia: "Siamo riconoscenti alla Procura di Ferrara ed ai carabinieri di Argenta che stanno indagando sul furto avvenuto nel nostro stabilimento di Argenta e ci auguriamo che oltre ai colpevoli del reato (che sembra riconducibile ad alcuni ex dipendenti) si possa colpire anche quella filiera sommersa che poi smercia e trasforma questo prodotto al di fuori di ogni regola ed a danno della sicurezza dei consumatori, in spregio alle normative fiscali ed igienico sanitarie". Il presidente di Cesac è convinto che il furto subito non sia un caso isolato: "I prezzi dei prodotti cerealicoli stanno dando una spinta importante al mercato ’parallelo’ dei cereali che danneggia tutta la filiera in un momento molto delicato dell’intero sistema primario ed agroalimentare". E snocciola i numeri: "Nell’agosto 2020 il grano duro veniva quotato dalla borsa merci di Bologna (Ager) circa 260 eurotonnellata, ad agosto 2021 il prezzo si attestava sui 300 eurotonnellata, mentre oggi oscilla attorno ai 500 eurotonnellata".

Le razzie si accompagnano a una crisi perdurante per l’agricoltura: "Ci si scorda spesso che gli agricoltori, più di altre categorie, vivono sotto il cielo. Il raccolto 2022 delle colture autunnali (grano duro e tenero, orzo, ecc.) ha subito importanti cali produttivi (oscillanti tra il 10% ed il 30%) nel nostro areale e questo vuole dire già un mancato ricavo, pur a fronte di investimenti in attrezzature e costi di coltivazione che sono aumentati negli ultimi anni. Per il mais che si raccoglierà a breve le stime, a causa della perdurante siccità, sono ancora peggiori". In questo contesto "fa davvero male – conclude – dover constatare come grandi quantità di cereali siano scambiati su un mercato parallelo ed illegale".

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