I bagnini? È un’impresa trovarli "I ragazzi non si fanno più avanti"

Il titolare di una società con 70 addetti al salvataggio: "Questo lavoro non attrae più come una volta. I giovani non vogliono lavorare durante le vacanze, eppure lo stipendio è di 1400 euro al mese"

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di Mario Bovenzi

Non riesce proprio a farsene una ragione Alex Bellotti, 43 anni, titolare di Cus società di salvamento, di quanto i tempi siano cambiati da quando, nemmeno tanti anni fa, i ragazzi magari sulla spinta di qualche filmetto americano si presentavano a petto in fuori sulla spiaggia con quella che suonava quasi come una supplica, "voglio fare il bagnino". I miti, che sembravano inossidabili, erano quelli di Baywatch con, diciamo così, l’esuberante Pamela Denise Anderson. Sotto l’onda del reddito di cittadinanza e della voglia di rinfrancarsi dopo i mesi trascorsi a capo chino sui banchi di scuola adesso i ragazzi hanno la testa a nuovi lidi. Hanno perso il loro fascino Pamela e gli altri che sono venuti dopo di lei in quelle corsette, salvagente al petto, sul filo delle onde. "Trovare un bagnino per la stagione estiva? Ormai è diventata una lotta", dice con amarezza Bellotti, da sempre amante del mare, di professione bagnino dall’età di 16 anni, dal 2010 al vertice della società che fornisce quelli che vengono chiamati angeli del mare ai consorzi degli operatori balnerari e in alcuni casi direttamente agli stabilimenti dei sette lidi. Con gli occhi all’orizzonte e magari di riflesso in quelli di qualche ragazza che passa un po’ civetta sotto la postazione, un esercito di 70 bagnini già da maggio sorveglia i villeggianti, lo sguardo vigile dalla mattina alla sera a quella distesa di acqua dove si specchiano cielo e sole. "I giovani hanno cominciato ormai da due anni a voltare le spalle a questo mestiere che ha ancora un suo fascino e racconta un po’ la storia del nostro turismo – riprende –. Faccio fatica io a trovare i bagnini che ogni anno tengo dei corsi proprio per avvicinare a questo lavoro i giovani. Prima questo problema non c’era proprio, facevano a gara per mettersi ai remi su un moscone. Da qualche anno è un macello. Non ci sono ragazzi che vogliono fare i baristi, i camerieri, i cuochi, lavorare negli stabilimenti e, adesso, anche tra le onde". Eppure per chi magari sta ancora studiando c’è in palio uno stipendio più che dignitoso, che si aggira sui 1400 euro. Tutto in regola, bigliettoni versati sull’unghia a fine mese. Bellotti, formatore per la Federazione italiana nuoto (Fin) scuote la testa, proprio non si capacita di questo così mutato orizzonte. "Un po’ il reddito cittadinanza – le ipotesi che fa per spiegare quello che per lui è un fenomeno incomprensibile –, prendi i soldi alla fine per stare a casa, un po’ la diversa mentalità dei ragazzi che dopo la scuola se ne vogliono andare in vacanza, vogliono staccare. Credo che queste siano le motivazioni che stanno minando un mestiere fondamentale per la sicurezza dei turisti". Ogni 150 metri una piazzola, la maglietta rossa, il moscone pronto per essere messo in mare. Era ed è ancora adesso un simbolo il bagnino, dell’estate che arriva e fugge come gli amori sotto l’ombrellone; un po’ anche di quello che una volta si chiamava latin lover, tradotto il ’bono’ da spiaggia. Che adesso ha voltato le spalle a quelle ore immobile su una torretta a fissare le onde, un po’ pavone ad ogni ragazza che passa, il sole che cuoce anche i pensieri. Corri Pamela, corri. Nemmeno lei – il costumino rosso che si vedeva tutto – ormai fa più breccia.