I bracconieri risarciscono i danni

Argenta: pesca di frodo, quattro a processo. Il caso potrebbe chiudersi pagando una somma

I bracconieri risarciscono i danni
I bracconieri risarciscono i danni

Potrebbe essere un risarcimento a chiudere il processo che vede imputati per furto quattro pescatori di frodo romeni. Gli stranieri, tra i 21 e i 35 anni, dopo aver catturato pesci di vario genere in Valle Santa erano stati colti sul fatto e arrestati in flagranza dai carabinieri forestali. Nel corso dell’udienza di ieri, davanti al giudice Carlotta Franceschetti, è stato preso atto di un risarcimento già corrisposto per un totale di 1.200 euro, a cui se ne aggiungerà un’altra tranche nella prossima udienza, fissata per il 20 giugno. L’intenzione della difesa è quella di ottenere l’estinzione del reato per avvenuta condotta riparatoria. In sostanza, se alla prossima udienza il giudice riterrà congrua la somma versata a titolo risarcitorio potrà ‘cancellare’ l’illecito contestato ai quattro imputati. La somma di denaro è destinata al Consorzio di bonifica renana, individuato come ente proprietario del pesce. Il risarcimento, come spiega l’avvocato Enrico Ferri, difensore dei quattro imputati, "è limitato ai pesci morti, che sono solo una parte rispetto al pescato complessivo. I pesci ancora vivi furono infatti subito rigettati in acqua". Il caso verrà quindi deciso a giugno, quando i quattro stranieri avranno completato la procedura.

Il processo tornato ieri in aula (e celebrato in rito abbreviato) ‘proviene’ da un arresto della fine di febbraio, eseguito dai carabinieri forestali nell’Argentano. I quattro bracconieri si trovavano in Valle Santa e stavano pescando con un elettrostorditore artigianale nelle acque di proprietà del Consorzio della bonifica renana. Il quartetto aveva catturato circa 500 chili di carpe, siluri, carassi e anguille. Una parte del pesce, come anticipato, era già stato ucciso. I bracconieri si erano introdotti nell’area danneggiando una parte della recinzione e sono stati sorpresi con le mani nel sacco proprio mentre raccoglievano i pesci. Per prima cosa, i carabinieri hanno provveduto a rilasciare in acqua gli animali ancora vivi, mentre la parte restante è stata posta sotto sequestro per essere poi distrutta. Una parte del pescato fu invece inviato all’Istituto zooprofilattico per i necessari accertamenti di natura necroscopica. I militari hanno posto sotto sequestro il materiale utilizzato per la pesca di frodo, un gommone e l’automezzo all’interno del quale era stato stipato il pesce catturato.

Federico Malavasi