"I medici di base vaccinino di più E ora il siero alle fasce produttive"

Casaroli (Fimmg): "Quello dei dottori di famiglia è un potenziale da sfruttare maggiormente"

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"L’immunità di gregge passa per i medici di famiglia". Ne è certo Claudio Casaroli, segretario della Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale) secondo il quale non si può prescindere da questa categoria per vincere la guerra contro il Covid-19.

Casaroli, su quali basi poggia questa sua convinzione?

"In quaranta giorni i medici di famiglia hanno vaccinato 120mila persone per l’influenza stagionale. Per quanto riguarda il Covid, da Natale a oggi siamo arrivati a 81mila. Questo significa che il nostro potenziale è sfruttato molto poco".

Qual è ora il vostro ruolo?

"Finora ci siamo occupati degli insegnanti, delle persone in assistenza domiciliare e dei cosiddetti care giver, cioè le persone che li assistono. Ma si potrebbe fare molto di più".

Ad esempio?

"C’è da vaccinare i settantenni? Ne abbiamo tra i nostri pazienti. Vanno vaccinate le categorie fragili? Ne abbiamo, ma non abbiamo ricevuto alcun elenco su cui lavorare. Abbiamo tanti pazienti e conosciamo bene la loro situazione. Potremmo fare di più ma il nostro ruolo è ancora troppo marginale".

Di quali vaccini disponete? Avete riscontrato criticità?

"Abbiamo in dotazione AstraZeneca e Moderna. Finora non abbiamo trovato problemi di rilievo, se non qualche puntata febbrile con AstraZeneca. Ma nessuna grave conseguenza".

Si sente quindi di rassicurare dopo gli ‘stop and go’ su AstraZeneca?

"Sì. L’uso di una medicina comporta rischi, si sa, e i vaccini sono medicine. Ma ricordiamoci che sono stati una grande conquista e sono l’unica arma che oggi abbiamo per uscire da una situazione che sta devastando anche l’economia".

Il piano vaccinale così come è stato pianificato è funzionale?

"Ritengo sia un bene vaccinare i più anziani ma questo ormai è stato fatto ed è ora di andare oltre. Penso che in questa fase sia molto importante vaccinare le categorie produttive, cioè le persone dai trent’anni in su".

Insomma, anche la ripresa economica passa dai vaccini.

"Certo. E per arrivare a riaprire le attività e a fare ripartire il turismo bisogna muoversi su questa strada. Anche permettendo a noi medici di famiglia di vaccinare di più. Per avere un piano vaccinale sistematico e con una certa credibilità di intervento bisogna affidarsi a chi le vaccinazioni le pratica da più tempo".

Perché avete avuto spazi, diciamo così, più ristretti?

"Forse perché in chi ha studiato il piano c’era poca fiducia nella medicina generale o forse perché, da regione a regione, ci sono livelli diversi di intervento. Ma l’Emilia è tra quelle più avanzate. Qui non ci sono scuse".

Federico Malavasi