I sub cercano l’arma del delitto di Rossella

Gli inquirenti hanno individuato un tratto di cavo Napoleonico nel quale il killer potrebbe aver buttato coltello e oggetto contundente

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di Federico Malavasi

Una giornata a scandagliare il fondo melmoso del cavo Napoleonico con l’aiuto di un particolare metal detector. Il tutto per verificare un forte sospetto. Quello che Doriano Saveri, l’artigiano 45enne in carcere per l’omicidio della compagna 51enne Rossella Placati, trovata senza vita il 22 febbraio nella sua casa di Bondeno, possa avere gettato le armi del delitto proprio in quel tratto di canale. In particolare, i carabinieri del Nucleo subacquei di Genova e del Nucleo investigativo di Ferrara cercavano un coltello e un corpo contundente, forse una mazzetta da muratore. Con il primo l’assassino ha colpito per tre volte Rossella al petto e con il secondo le ha fracassato il cranio. Il punto in cui tuffarsi non è stato scelto a caso, anzi. È il frutto di una lunga e certosina attività di indagine, dedicata a ricostruire i movimenti di Saveri tra la sera del 21 e la mattina del 22 febbraio. Sulla base delle ipotesi degli inquirenti, è stato possibile scartare una serie di luoghi nei quali l’omicida avrebbe potuto sbarazzarsi delle armi. Alcuni sono stati depennati perché poco idonei a ‘inghiottire’ due oggetti così scottanti e altri perché al di fuori dei movimenti tracciati. Le indagini hanno poi permesso di restringere il campo delle possibili strade percorse da Saveri nei suoi spostamenti tra Bondeno e Vigarano nella notte dell’omicidio. Secondo gli investigatori, avrebbe infatti scelto vie secondarie, facendo deviazioni finalizzate probabilmente a evitare di essere ripreso dalle telecamere. E la zona interessata dalle ricerche è appunto una di quelle ritenute plausibili come punto di abbandono del coltello e dell’oggetto contundente. Forse addirittura l’unica possibile.

Il focus degli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Stefano Longhi, si è quindi stretto su quel tratto di Napoleonico che si trova in fondo a via Madonna della Pioppa, non lontano dalla casa del delitto. I sommozzatori dell’Arma sono scesi in acqua intorno alle 9.30, accompagnati da un gommone e dai colleghi dell’Investigativo che seguivano le operazioni da riva. L’attività è stata svolta con l’utilizzo di un particolare scanner da polso, con il quale i sub hanno passato al setaccio il fondale limaccioso del cavo. La speranza è che lo spesso strato di melma (oltre une metro sotto i cinque o sei metri di acqua) possa avere ‘trattenuto’ le armi usate dal killer, impedendo alla corrente di trasportarle verso il Po, rendendole così praticamente introvabili. Le attività sono proseguite per tutta la giornata, battendo palmo a palmo il fondale nella speranza che i rilevatori individuassero oggetti compatibili con gli oggetti ricercati. Alla fine, però, la caccia non ha dato il risultato sperato. Le attività riprenderanno stamattina.

Sebbene le risultanze autoptiche permettano di descrivere con discreta precisione gli oggetti utilizzati, il loro ritrovamento rimane ancora un rompicapo irrisolto. Una svolta in questo senso potrebbe arrivare qualora Saveri decidesse di confessare e di indicare agli inquirenti il punto esatto in cui giacciono le armi del delitto. Ma, fino a oggi, il 45enne artigiano edile (difeso dagli avvocati Alessandra Palma e Pasquale Longobucco) è rimasto fermo sulla sua posizione, negando categoricamente di aver ucciso la compagna.