di Federico Di Bisceglie Accanto al Tricolore spunta una stella gialla. Nell’azzurro del cielo si distinguono le sei punte del Maghen David. L’omaggio agli eroi della Brigata Ebraica è il vessillo che garrisce assieme agli altri gonfaloni. La delegata Cristina Miriam Chiaffoni fa echeggiare un canto composto da un’eroina della Brigata, fucilata a soli 22 anni. Marco Leati regge il gonfalone. Le celebrazioni per la Liberazione dal giogo nazifascista beneficiano, per la prima volta nella storia di Ferrara, di un tributo non banale al sacrificio di uomini e donne che accorsero per combattere il nero stivale della tirannia. "Il 25 aprile deve recuperare le radici e la verità della guerra di liberazione – scandisce il sindaco Alan Fabbri – . Deve rappresentare la storia e non essere deviato dalla politica e dalle fazioni. La Festa della Liberazione è festa di tutti, senza barriere e senza confini ideologici". Venendo all’oggi e "pensando alla guerra di Liberazione, ai rischi paventati di una nuova guerra mondiale, viene da dire che niente è cambiato". L’incubo della guerra, quella in Ucraina, che ha ripiombato l’Europa nell’incubo, torna a più riprese nei discorsi delle autorità ieri mattina alla cerimonia di piazza Trento-Trieste. Nonostante "la lotta per la liberà condotta dai partigiani italiani ci abbia fornito gli anticorpi contro i totalitarismi", dice il presidente di Assoarma Raffaele Ghelfi, il conflitto ingaggiato da Putin "ci ha portato indietro di oltre 80 anni". Ed è per questo che il giorno della Liberazione deve essere "un momento di memoria collettiva" ma non un "esercizio statico". Un valore che va alimentato, anche e soprattutto dalle giovani generazioni. "Il 25 aprile – rimarca Luisa Di Sclafani, presidente della Consulta degli Studenti – rappresenta la fine della dittatura e l’inizio del percorso repubblicano". L’impegno dei partigiani, prosegue la studentessa proiettandosi nella contemporaneità, "deve essere ...
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