Idrovia, disco verde Caccia agli ordigni bellici nei fondali della darsena "Finalmente si parte"

Dopo anni di attesa, la Regione Emilia-Romagna ha stanziato fondi per la realizzazione dell'idrovia ferrarese, un'infrastruttura che porterà vantaggi commerciali, ambientali e turistici. Una strada d'acqua che rappresenta un'opportunità di sviluppo sostenibile per il territorio.

Idrovia, disco verde  Caccia agli ordigni bellici  nei fondali della darsena  "Finalmente si parte"

Idrovia, disco verde Caccia agli ordigni bellici nei fondali della darsena "Finalmente si parte"

di Mario Bovenzi

FERRARA

Finalmente l’idrovia, dopo anni. Ci illustri il percorso che ha portato allo stanziamento dei fondi

"Sì, un percorso lungo se pensiamo che i primi finanziamenti risalgono al 1998 – risponde Andrea Corsini, assessore alla mobilità e trasporti della Regione –. Mi riferisco al protocollo di Chioggia e alle due leggi nazionali, la 194 e la 413. D’altra parte, si tratta di un’infrastruttura importante e complessa che riguarda più soggetti ed enti territoriali. In questa legislatura abbiamo cercato di dare una spinta al progetto, nonostante le difficoltà legate al cambiamento climatico a partire dalla siccità, perché crediamo che l’opera possa portare benefici a tutta l’Emilia-Romagna. Ma tornando ai finanziamenti, le prime risorse, circa 150 milioni a fronte del costo dell’opera che era di 240 milioni di euro, sono arrivate nel 2008. A questi fondi, nel corso degli anni, si sono aggiunti cofinanziamenti europei pari a 4 milioni e ancora ulteriori finanziamenti di 21 milioni del ministero delle Infrastrutture. Gli interventi realizzati ad oggi in Emilia-Romagna ammontano a oltre 72 milioni. In corso ci sono lavori per altri 37 milioni e abbiamo programmato di recente altri cantieri per 76 milioni"

Quali i vantaggi commerciali?

"Dobbiamo pensare all’idrovia come a una grande strada d’acqua che può essere sfruttata e utilizzata al meglio se viene integrata all’intero sistema di trasporto e mobilità regionali. L’Unione europea ha inserito il sistema idroviario Padano-Veneto, a cui appartiene l’idrovia ferrarese, tra i grandi progetti d’interesse per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti. Ma per far decollare questo progetto c’è bisogno di un forte coinvolgimento e condivisione con il territorio, istituzioni e attività produttive. Occorre un disegno preciso, piani industriali ponderati e impegni puntuali da parte di tutte le realtà direttamente interessate. Le potenzialità di sviluppo possono essere significative. Pensiamo al vantaggio legato alla movimentazione delle merci. In base alle stime degli esperti, il costo del trasporto su idrovia per ogni tonnellata di merci a chilometro, è inferiore del 20-30% rispetto a quello su ferrovia e soprattutto su gomma. Una competitività che riguarda anche il risparmio energetico – circa di un terzo inferiore a quello di ferro e gomma - , facendo dell’idrovia una ‘strada’ appetibile e attrattiva per i traffici commerciali"

Una strada d’acqua, ossigeno per l’ambiente

"Il principale obiettivo dell’idrovia è quello di ridurre il traffico su gomma. Meno camion sulle nostre strade e attorno alle nostre città vuol dire abbassare le polveri sottili, lo smog e migliorare la qualità dell’aria. Ma c’è un altro interesse che è collegato alla realizzazione dell’idrovia ferrarese: la riqualificazione delle aree a ridosso del fiume, la valorizzazione e il potenziamento delle aree verdi e rinaturalizzate. Per dirla in poche parole, ci vogliamo e dobbiamo riconnettere al fiume. Un tema attuale e pressante se pensiamo anche alla terribile alluvione che ha sconvolto a maggio la Romagna. È innegabile che di fronte a un clima che sta cambiando, dobbiamo prepararci a eventi sempre più impattanti e quindi occorre ripensare anche al nostro approccio al territorio. La realizzazione dell’idrovia può essere un’occasione, e non solo per il ferrarese. La riqualificazione dell’ambiente e il recupero di alcune aree naturali, in origine legate al letto del fiume e oggi parzialmente utilizzate a scopi agricoli, permetteranno di ristabilire l’antico aspetto dei luoghi nel loro rapporto con il Po"

Risvolti per il turismo?

"Direi che è proprio sul turismo che dobbiamo puntare di più. La pandemia ha cambiato le nostre abitudini anche e soprattutto per quanto riguarda il tempo libero e le vacanze. Una parte sempre più consistente di turisti va alla ricerca di spazi aperti, a contatto con la natura, per fare esperienze di viaggio diverse. Il ‘turismo lento’ non è più un fenomeno di nicchia. Ecco allora che lo straordinario patrimonio paesaggistico e culturale del territorio legato al Po può

diventare una meta competitiva. Il progetto dell’idrovia prevede la riorganizzazione dell’accessibilità degli spazi nelle aree attorno ai ponti, la creazione di zone di sosta e piccole banchine portuali a uso turistico, lo sviluppo di reti per la mobilità ciclopedonale in grado di collegare i centri abitati ai percorsi turistici e ai parchi già esistenti. Elementi chiave per la promozione di una proposta turistica di interesse sia per il mercato interno, nazionale, che per quello internazionale. Attraverso una gestione condivisa e strategica del ‘turismo lento’ lungo le vie d’acqua si potranno poi valorizzare prodotti tipici locali, strutture ricettive e attività ricreative. E attraverso partenariati tra istituzioni e privati creare le condizioni per spingere un turismo

responsabile. Una visione sostenibile del futuro che, come Regione, riteniamo prioritaria per lo sviluppo del nostro territorio e per il benessere delle comunità che qui vivono e lavorano".