Ferrara, la vera identità di Igor già nel 2007. Ma nessuno se ne accorse

Norbert Feher compare negli atti fin dal primo arresto a Polesella ma fu sempre considerato come alias

Igor Vaclavic

Igor Vaclavic

Ferrara, 17 settembre 2017 - Lo Stato italiano aveva già in mano ogni dettaglio di Igor Vaclavic ben dieci anni fa. Fin dall’11 giugno 2007 quando i carabinieri di Rovigo lo arrestarono la prima volta per una rapina a Polesella. Ad attestarlo è un documento con il quale la direzione del carcere rodigino informa procura e ufficio Immigrazione della questura veneta dell’ingresso del detenuto «Vaclavic Igor, nato in Russia il 21 ottobre 1976, alias - udite udite - Feher Norbert, nato a Segedin (Ungheria) il 10 febbraio 1981». Norbert Feher, 10 febbraio 1981. Tutto vero. Nessuno sa che quell’alias è il suo nome reale e purtroppo lo si scoprirà solo quando Igor uccide per la prima volta a Riccardina di Budrio. Di più. Quel Segedin è a un tiro di schioppo da Subotica (Serbia), città natale del futuro killer: esattamente 45.5 chilometri di distanza.

Inizia da qui, nel 2007, il suo prendersi gioco dell’Italia, incapace di accorgersi di avere già in mano tutto il necessario sul suo conto. E che già il 4 luglio di quell’anno, meno di un mese dalla sua cattura, fa ‘sparire’ dagli atti «l’alias Norbert Feher» insistendo con «Vaclavic o Vachlavic», con o senza acca. Igor da «Tashkent», nella scheda di identificazione che gli viene fatta compilare, non spiegherà nemmeno i motivi della sua fantomatica uscita dalla Russia, («non sono obbligato a rispondere»), e alla nota ‘breve autobiografia’ deriderà tutti: «Per caso volete scrivere un libro?».

Il nome vero Feher, ricompare solo il 13 settembre 2010 nel decreto di espulsione firmato dal prefetto di Rovigo. Ma sempre come alias. Nello stesso giorno il questore ordina a «Vaclavic Igor di lasciare il territorio nazionale entro cinque giorni», informandolo che «qualora si trattenga nello Stato senza giustificato motivo, verrà punito con la reclusione da 1 a 4 anni». Atto notificato alle 11.25 e che poi sappiamo come è andato a finire.

Arriviamo al 10 febbraio 2014, su Igor (da qui in poi non si citerà nemmeno più l’alias) l’ufficio Immigrazione della questura di Ferrara invia una nota alla direzione dell’Arginone. Oggetto: la richiesta relativa a eventuali presupposti per l’applicazione dell’espulsione del ‘russo’ per il quale però «non si è potuto risalire alle esatte generalità». Il 28 aprile 2015 Igor esce dal carcere: fine pena; l’indomani la questura ottiene un posto al Cie di Bari. Il giorno ancora successivo il prefetto firma l’espulsione e sarà la polizia ad accompagnarlo in Puglia. Tutto nero su bianco, tutto a nome esclusivamente Igor Vaclavic. Al Centro identificazioni, vi rimarrà ben poco poi di lui si perderanno le tracce. Il pasticcio è irrimediabilmente compiuto. L’1 aprile ricompare a Riccardina per uccidere Davide Fabbri. Il 2, in una dettagliata informativa al pm Marco Forte a firma di un maggiore dell’Arma di Bologna, si torna a parlare di Norbert Feher Ezechiele, nome con il quale lo stesso spadroneggiava su Facebook ormai da mesi. L’ufficiale sottolinea la pericolosità del soggetto, «ricercato dalle autorità serbe con l’alias Norbert Feher», e «il concreto pericolo di reiterazione». L’8 ucciderà ancora prima di svanire nel nulla.