Igor tradito dalle macchie di sangue Altra condanna per furto in casa

Norbert Feher aveva svaligiato un’abitazione, rubando tablet, coltelli e cibo: due anni e quattro mesi. Il colpo gli è stato attribuito quando, dopo l’arresto, è stato possibile avere un suo campione di Dna

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di Federico Malavasi

A tradirlo sono state alcune gocce di sangue. Qualche traccia lasciata dopo aver sfondato la portafinestra di un’abitazione che aveva deciso di svaligiare. All’epoca del furto, era il 2016, quei campioni repertati erano completamente anonimi. Qualche anno più tardi, però, il Dna raccolto in quell’occasione ha ricondotto a un nome che ha segnato tragicamente la cronaca recente della nostra provincia: Norbert Feher, alias Igor il russo, il pluriomicida serbo attualmente detenuto a Madrid dopo aver ucciso due persone in Italia e tre in Spagna. Per quel furto, Feher ha rimediato una condanna. Due anni e quattro mesi, che vanno ad aggiungersi alle ben più pesanti sentenze per i delitti (ergastolo sia in Italia per gli omicidi di Davide Fabbri e Valerio Verri, sia in Spagna).

L’episodio di cui si è discusso ieri davanti al giudice Sandra Lepore risale al 10 gennaio del 2016, quando Feher non era ancora l’imprendibile killer di Budrio e del Mezzano, ma un ladruncolo che si aggirava per le campagne del territorio. Quel giorno il serbo prese di mira un’abitazione di via Cascine, nella frazione argentana di San Biagio. Per prima cosa ebbe la meglio sul lucchetto del cancello di accesso al vialetto e poi ruppe la porta a vetri della casa. Operazione quest’ultima che gli provocò le ferite che, a distanza di anni, lo hanno incastrato. Una volta dentro, si impossessò di un tablet Samsung, di tre coltelli da cucina e di un po’ di cibo. Da allora quel furto rimase senza un colpevole. Fino a quando Igor non fu arrestato. A quel punto, avendo a disposizione il suo Dna, è stato facile collegare Feher a quell’episodio, riguardo al quale erano state repertate le tracce ematiche ‘ignote’. Nel corso della penultima udienza, collegato in videoconferenza dalla Spagna, il serbo (assistito dall’avvocato Gianluca Belluomini) aveva ammesso di essere il responsabile di quel colpo e si era scusato con la vittima. Ieri il processo per il furto – uno degli ultimi rivoli giudiziari legati alla sua attività criminale sul nostro territorio – è arrivato alle battute finali. La procura ha chiesto una pena di tre anni e quattro mesi. Il giudice ha emesso una sentenza di condanna a due anni e quattro mesi. Attualmente Feher, come anticipato, è detenuto nel carcere di Madrid. Ora, come ha spiegato il suo legale, è in attesa dell’estradizione in Italia. Estradizione che, lo ricordiamo, fu chiesta dal nostro Paese a seguito della cattura, ma che la Spagna sospese per poterlo sottoporre a processo per i crimini commessi in territorio iberico.