
Giada Zerbini, una delle due sfidanti al ruolo di segretaria dem
Adesso possiamo dire che il congresso comunale del Pd, che dovrà portare alla designazione del nuovo segretario (o segretaria) e alla nuova compagine di segreteria, entra nel vivo. L’altro giorno, l’assemblea comunale si è sciolta e, dal 23 maggio al 15 giugno si aprirà la fase congressuale in senso stretto. L’altra sera, sono stati diversi gli interventi dei dirigenti del partito sulle traiettorie che dovrà seguire questo appuntamento.
Giada Zerbini, una delle due sfidanti – assieme a Leonardo Uba – al ruolo di segretaria dem ha raccontato, in redazione al Carlino, i punti che caratterizzeranno la sua attività politica. Sono tre i pilastri scelti anche in termini dialettici: discontinuità, progetto politico e organizzazione. Gerarchicamente il criterio guida è il primo. Perché, dice Zerbini ai nostri taccuini, "nel Pd c’è spazio per tutti, ma se vogliamo un partito nuovo ci vogliono persone nuove. Gli elettori devono capire che noi non siamo quelli del 2019, ma saremo quelli del 2029".
La formula è efficace e delinea – negli intendimenti – un solco rispetto al "metodo usato in passato". "Il partito, negli ultimi anni – analizza Zerbini, riepilogando in qualche misura l’intervento fatto in assemblea – si è dimostrato sostanzialmente incapace di intercettare le esigenze delle persone. Si è avviluppato in dinamiche autoreferenziali che ne hanno condizionato l’attività sia internamente che esternamente".
In termini di gradimento elettorale "i ferraresi ci hanno risposto negativamente due volte" e a livello interno il vulnus che individua la candidata è legato "alle modalità, sempre calate dall’alto, con cui sono stati designati i candidati sindaco". Con i risultati numerici che sono sotto gli occhi di tutti.
Anche sulla costruzione delle proposte, la candidata 36enne propone una metodologia piuttosto differente rispetto alle consuetudini che si registrano da un po’ alle latitudini dem. "Posto che il partito deve tornare ad avere interlocutori nei tantissimi mondi che in questi anni non ci hanno più riconosciuto come soggetto con il quale parlare – scandisce – e mi riferisco alle associazioni di categoria, ai sindacati, ai lavoratori, al mondo del volontariato e a tante altre realtà penso che sia sbagliato approcciare agli eventuali elettori con ricette politiche pre-confezionate. Dobbiamo invece costruire una proposta sulla base di quello che ci viene detto dall’esterno, dalle sollecitazioni che arrivano dalla città nelle sue tantissime componenti. Non ci dobbiamo proporre con una soluzione senza l’ascolto. Ci vuole un bagno di umiltà, non abbiamo la verità in tasca".
È noto da tempo che nel Pd, internamente, volino gli stracci ma "tra i miei obiettivi c’è anche quello di superare queste vecchie logiche che, spesso, ci hanno distratto dalla sostanza. E questo è un ragionamento che ho condiviso anche con Leonardo".
Sebbene non accetti di essere chiamata "rottamatrice", pone chiaramente un punto anche nel rapporto con gli alleati: "Bisogna stabilire un perimetro politico chiaro, attorno al quale dialogare. Ma il modello del tavolo dell’opposizione è stato fallimentare". E dunque? "Obiettivo 2029".