"Il Covid rallenta le donazioni, serve sangue"

L’appello dell’Avis agli universitari: "I protocolli anti contagio dilatano i tempi, ma gli ospedali hanno bisogno di sacche. Aiutateci"

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Lucrezia Stabellini, 24 anni, laureata in biotecnologie mediche; Francesco Carli, 24 anni, laureato in scienze biologiche. È scritto nei loro sorrisi che hanno il profumo dell’ottimismo il futuro dell’Avis e soprattutto delle tante persone che d’emergenza in emergenza hanno bisogno di sangue, per continuare a vivere. Sono entrambi donatori dell’Avis di Ferrara che ha come presidente storico Sergio Mazzini. E ci credono, in quella che considerano una missione che portano avanti e che cercano di diffondere, nelle scuole e all’università. Carli è responsabile dei giovani dell’Avis, un esercito che continua a crescere. Grazie ad una collaborazione con l’università e alla nuova rettrice Laura Ramaciotti. I giovani si fanno avanti ma il Covid pesa sulle donazioni. "Siamo in difficoltà, mancano le sacche" dicono all’unisono il professor Gabriele Anania, vice presidente vicario dell’Avis Provinciale e Federico Gavioli, direttore amministrativo e responsabile dell’unità di raccolta. Una situazione che si è venuta a creare per una sorta di effetto indiretto della pandemia. Con il Covid le donazioni sono state programmate su appuntamento, appuntamenti che però spesso saltano quando il donatore si accorge di essere positivo.

"Si pensi, così prevede la legge, che in caso di positività al Covid la donazione deve essere sospesa per due settimane dopo la guarigione", precisano. E se il contagio coinvolge magari anche altri componenti di un nucleo familiare i tempi di dilatano ancora di più. Una situazione drammatica. Da qui l’appello. "Ci rivolgiamo al mondo universitario e sanitario, perché questa situazione venga affrontata e per avere una risposta. Va ribadito che in questo periodo l’attività degli ospedali non si è certo fermata, il sangue è quindi quantomai necessario", sottolineano. Un esempio, il nosocomio di Argenta dove da mesi è stato realizzato il polo di ortopedia. "La richiesta è sempre più forte", ribadiscono.

La raccolta di sangue nel 2021 è stata molto buona. Quest’anno si è verificato un calo rispetto all’anno prima ma comunque il numero è in linea con il periodo subito precedente al Covid. Tradotto, nonostante difficoltà e intoppi dettati dalle normative sanitarie varate per arginare i contagi, donare sangue è sentito come una missione. E Ferrara fa ancora una volta la parte del leone con 12.293 donatori. Le nuove leve al 31 luglio sono state 695, numero in costante aumento che vede protagonisti ancora una volta i giovani. La stragrande maggioranza, per tracciare un identikit, sono ragazzi tra i 18 e i 19 anni. Che hanno appena finito le superiori o che stanno frequentando i primi anni dell’università.

"Quando entriamo in una scuola, in una classe cerchiamo di far capire a partire dal nostro esempio quanto è importante donare", sottolinea con un pizzico d’orgoglio Francesco Carli. Gli studenti dell’università sono 24mila, un bacino che potrebbe dare un impulso ulteriore all’esercito dei donatori Avis. Un altro capitolo, che merita attenzione è quello del plasma. "Anche questa è una donazione molto importante e purtroppo a Ferrara si dona molto poco", traccia il quadro Federico Gavioli. "Andate a donare", così Lucrezia e Francesco salutano, rivolgendosi ai loro tanti amici.

Mario Bovenzi

Federico Di Bisceglie