"Il Covid è una malattia vascolare Non aggredisce solo i polmoni"

Lo studio di Paolo Zamboni pubblicato dalla rivista ‘Diagnostics’: "Ci sono evidenze probanti. sul fatto che il virus attacca le cellule endotelliari, causando trombi". Le possibili strategie di cura.

Migration

di Stefano Lolli

Dalle colonne della quotata rivista scientifica Diagnostics, la conferma – a suon di downloads – della bontà della teoria di Paolo Zamboni, medico e scienziato ferrarese: "Il Covid è, essenzialmente, una malattia vascolare". Il chirurgo vascolare, ideatore del rivoluzionario metodo di studio della sclerosi multipla, non intende sostituirsi ai virologi: "Ma è un dato di fatto, con alcuni significativi riscontri, che il virus si trasmette attraverso le vie polmonari, ed elegge il polmone a suo regno – spiega Zamboni –; ma poi il vero bersaglio sono le cellole endotelliari, fondamento del sistema cardiovascolare. Quando il virus le attacca crea il danno più grave, spesso fatale, creando trombosi nelle coronarie o nel cervello, oltre che nei polmoni".

Già nella preparazione del suo editoriale, condiviso dalla comunità scientifica, Zamboni aveva focalizzato la possibilità di coadiuvare le terapie con l’uso dell’eparina: "Un farmaco salvavita, che non solo ha proprietà antitrombotiche – spiega Zamboni –, ma che riesce a disattivare l’azione delle proteine del virus, che ‘trapanano’ letteramente le cellule. Perciò continuo a ritenerlo un farmaco potenzialmente utilissimo nella terapia anti Covid". L’articolo di Zamboni ha già trovato significativi riscontri, anche nell’esame di un gruppo di patologi che, potendo anche effettuare autopsie di deceduti a seguito del Covid, hanno rinvenuto "la presenza del ‘fattore 8°’ caratteristico della coagulazione – sottolinea Zamboni –, concordando dunque sul fatto che la malattia innesca trombosi nel sistema cardiovascolare".

Mentre proseguono gli studi, in ogni caso, è fondamentale "non abbassare la guardia: a mio avviso, le modalità dell’infezione sono sempre le stesse. Il calo dei contagi e l’apparente normalità è dovuta essenzialmente al severo lockdown dei mesi scorsi – prosegue il medico ferrarese – e certamente anche a un modo di fronteggiare il virus in modo più consapevole e corretto. Prima si agiva insufflando ossigeno nei polmoni, adesso ci sono strategie terapeutiche più articolate". Ma il Covid, incalza Zamboni, "non ha perso forza, e chi lo afferma dice un’enorme sciocchezza: basta guardare la situazione, drammatica, dei Paesi che diversamente dall’Italia non hanno adottato misure anche severe. Stiamo invece certamente migliorando il modo di affrontarlo".

Per questo, conclude lo scienziato, "è irragionevole non attenersi a comportamenti totalmente accettabili. Indossare la mascherina e mantenere il distanziamento, evitando assembramenti, è come suggeire di frenare l’auto invece di affrontare una curva a velocità eccessiva, o mettersi il cappotto quando fuori si gela. Cose di buon senso – sorride Zamboni –, che testimoniano in questa situazione la capacità di avere coscienza degli altri oltre che di noi stessi. E che ci aiuteranno a evitare un secondo lockdown che nessuno potrebbe permettersi".