di Mario Bovenzi Non se la passa molto bene in questo periodo l’anguilla. L’avanzare del cuneo salino e il calo dell’acqua dolce a causa della siccità che pesa sul Po come un macigno stanno creando una tempesta perfetta che rischia di costare cara a questa specie simbolo del Delta, che proprio a Comacchio ha trovato il suo ambiente ideale. Un simbolo che ha il profumo della tradizione – certo – ma anche un pesce attorno al quale ruota un’intera economia che dalle reti del pescatore arriva fino ai tavoli dei ristoranti e delle sagre che da lei hanno tratto il nome. "L’anguilla è da anni nella lista rossa delle specie ad alto rischio d’estinzione a livello mondiale", spiega Mattia Lanzoni, ricercatore in Ecologia dipartimento Scienze dell’Ambiente e della prevenzione dell’Università di Ferrara. Da alcuni mesi, con le lagune sempre più salate, quel rosso è diventato più cupo. "Siamo in una situazione molto critica", ribadisce il giovane ricercatore piuttosto preoccupato. Come è preoccupata la Comunità europea che ha varato, proprio per difendere la specie, Lifeel progetto che coinvolge la nostra università, la Regione e i due parchi, quello dell’Emilia Romagna e quello Veneto. La lotta per la tutela dell’anguilla passa attraverso l’alta tecnologia. "Tra le azioni figura il monitoraggio degli esemplari per verificare lo stato di salute della popolazione", riprende. Un tracciamento per capire rotte ed itinerari. A 50 esemplari particolarmente in forma – si chiamano riproduttori forti, in grado di risalire le onde fino al Mar dei Sargassi – sono stati inseriti dei microchip che ’spiano’ le loro rotte passo passo. "Abbiamo seguito le anguile – precisa – per i primi 40 chilometri, dal mare di Porto Garibaldi e fino alla costa di Cervia. Sapere quante sono, come stanno in salute, che percorsi seguono è un primo passo per mettere in ...
© Riproduzione riservata