"Il Delta, un territorio fragile La subsidenza è irrefrenabile"

Migration

di Valerio Franzoni

"Sulla ripresa delle trivellazioni in Alto Adriatico è necessario applicare un principio di precauzione, perché i territori e le genti del Polesine stanno continuando a pagare per le improvvide scelte operate dagli anni ‘50". A sostenerlo è il presidente dell’Anbi Francesco Vincenzi che, pur nella consapevolezza delle maggiori garanzie date dall’innovazione tecnologica e dell’interesse nazionale per l’autosufficienza energetica, ricorda che "la subsidenza di territori già fragili, come quelli del Delta, è un fenomeno che, se innescato, è irrefrenabile, trasformando la ricerca di un beneficio per la collettività in un dramma per le comunità". E ribadisce come sia "ingiusto che territori di Veneto ed Emilia Romagna, fra l’altro importanti asset turistici, continuino a pagare, da soli, le conseguenze di fenomeni indotti da scelte nazionali, rivelatesi controproducenti". Come viene ricordato da Anbi, i territori delle province di Rovigo, Ferrara e del comune di Ravenna sono stati interessati dallo sfruttamento di giacimenti metaniferi dal 1938 al 1964; si innescò un’accelerazione, nell’abbassamento del suolo, decine di volte superiore ai livelli normali. Agli inizi degli anni ‘60 raggiunse punte di 2 metri ed oltre, con una velocità stimabile fino a 25 centimetri all’anno; misure successive hanno dimostrato che l’abbassamento del territorio ha avuto punte di oltre 3 metri dal 1950 al 1980. Successivi rilievi hanno evidenziato ulteriori abbassamenti nelle zone interne del Delta del Po. Ciò ha causato un grave dissesto idraulico – viene riportato dall’associazione –, ripercussioni sull’economia e la vita sociale dell’area. Il locale sistema di bonifica è attualmente costituito da oltre 500 impianti idrovori ed il costo complessivo annuo per la sola energia elettrica supera i 20 milioni di euro, al netto dei recenti, abnormi rincari. "È un onere, che ingiustamente ricade solo sulle comunità locali – afferma il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano –. Se le condizioni generali non permetteranno soluzioni alternative alle trivellazioni in Alto Adriatico, è indispensabile la certezza di cospicui interventi di compensazione per ridurre una palese ingiustizia a carico di territori già fortemente penalizzati. Per questo – conclude –, chiediamo che il problema subsidenza sia assunto come responsabilità nazionale attraverso una legge speciale, che preveda quantomeno il finanziamento di progetti per la messa in sicurezza del territorio e l’approvazione di una norma per l’eliminazione degli oneri di sistema sulle forniture di energia elettrica, finalizzate al funzionamento degli impianti idrovori, ricadenti nei territori subsidenti".