FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Il fallimento del Kleb Basket. Bancarotta, chiusa l’inchiesta. Gli indagati sono quattro

Iscritti l’ex presidente D’Auria e gli ex amministratori Bulgarelli e Miozzi, accusati del crollo della società. Sotto la lente degli inquirenti imposte non pagate, operazioni con le banche e la tenuta dei libri contabili.

Sulla vicenda hanno indagato gli uomini della guardia di finanza

Sulla vicenda hanno indagato gli uomini della guardia di finanza

A quasi due anni dal fallimento del Kleb Basket Ferrara, la procura presenta il conto ai soggetti ritenuti responsabili del crollo della società sportiva. Sono quattro gli indagati nell’inchiesta per bancarotta arrivata di recente a conclusione negli uffici di via Mentessi. Il pubblico ministero Isabella Cavallari ha iscritto Francesco D’Auria, amministratore delegato e presidente del Consiglio di amministrazione dal giugno 2018 al settembre 2022, il fratello di quest’ultimo, Antonio, Fabio Bulgarelli, amministratore unico dal luglio 2012 al giugno 2018 e Marco Miozzi, presidente del Cda (settembre 2022-aprile 2023) e amministratore unico da aprile 2023 fino alla liquidazione giudiziale del maggio dello stesso anno. Di recente i quattro indagati (assistiti dagli avvocati Alberto Bova, Matteo Murgo e Simone Zambelli) sono stati raggiunti dall’avviso di fine indagini. Ora si attendono le prossime mosse della procura che, anche alla luce di eventuali interrogatori o memorie, potrebbe chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio.

Il focus degli inquirenti si è stretto su alcuni episodi ritenuti alla base del crac del Kleb, tra i quali figurano operazioni con le banche, presunte imposte non pagate e relativo debito con l’Agenzia delle Entrate per oltre 2,6 milioni, sospette irregolarità nella tenuta dei libri contabili e la presunta distrazione di un’auto. Entrando nel dettaglio dei reati ipotizzati a vario titolo, a Francesco D’Auria vengono contestati una serie di pagamenti nei confronti di vari istituti di credito per un ammontare complessivo di oltre 283mila euro. Somme che, secondo il pm, sarebbero state corrisposte a fronte di piani di rientro e restituzione di mutui allo scopo di favorire le banche rispetto ad altri creditori in un periodo in cui la società era già in dissesto. Allo stesso D’Auria viene poi contestato un debito con l’Agenzia delle Entrate da oltre 2,6 milioni di euro per imposte non pagate dal 2018 alle 2022 e il non aver tenuto il libro degli inventari nello stesso arco di tempo. Per quanto riguarda Bulgarelli, le contestazioni riguardano un debito con l’Agenzia delle entrate per 777mila euro, sempre per imposte non versate ma negli anni tra il 2014 e il 2017.

Ai fratelli D’Auria viene invece addebitata la distrazione di un’auto (una Toyota Yaris) che sarebbe stata utilizzata senza alcun titolo da Antonio. Per quanto riguarda la posizione di Miozzi, infine, gli illeciti ipotizzati dalla procura riguardano la mancata tenuta dei libri contabili previsti per legge, in particolare del libro degli inventari, dal 2022 al momento del fallimento della società. "Abbiamo chiesto di essere ascoltati e abbiamo prodotto documentazione – è il commento dell’avvocato Bova, difesa Bulgarelli –. Riteniamo di aver chiarito la nostra posizione. Siamo estranei ai fatti, contiamo sull’archiviazione".