Il giudice: "Corcione è pericolosa Omicidio efferato, resti in carcere"

Questa la motivazione con cui il gip Russo ha sciolto la riserva sulla custodia cautelare della trentottenne . La donna è accusata di avere ucciso la madre 62enne avvelenandola. Nessun segno di pentimento

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di Cristina Rufini

"E’ pericolosa e deve rimanere in carcere". Con questa motivazione il gip Danilo Russo ha sciolto la riserva sulla custodia cautelare di Sara Corcione, la trentottenne accusata di avere ucciso la madre avvelenandola. Il giudice, inoltre, nel provvedimento di disposizione della custodia cautelare in carcere, ha sottolineato che quello di Sonia Diolaiti, pensionata di 62 anni trovata cadavere nel suo appartamento di via Ortigara, nella notte tra venerdì e sabato scorsi è stato "un omicidio efferato e premeditato" commesso dalla figlia della vittima, per sua stessa ammissione. Figlia che neanche nel corso dell’interrogatorio di garanzia di martedì avrebbe mostrato alcun segno di pentimento. Corcione davanti al giudice, così come era accaduto nel corso del primo interrogatorio, ha sempre mostrato un forte rancore nei confronti della madre. Iniziato nella prima adolescenza e aumentato nel corso degli anni fino a quando ha preso la decisione di ucciderla, perché "era impossibile convivere con lei", e per convivenza, considerando che abitavano in appartamenti diversi, probabilmente la figlia intende vivere entrambe sotto lo stesso cielo, perché "la perseguitava". E così mesi fa Corcione ha maturato la decisione di ucciderla, procurandosi il veleno sul web. Poi ha atteso l’occasione giusta, magari quando nella sua testa ha ritenuto di non poter più sopportare, e ha sciolto il nitrato di sodio nel tè che la madre ultimamente beveva di frequente. Ha poi atteso che morisse, senza preoccuparsi del momento esatto in cui il decesso sarebbe avvenuto. Sempre ieri, il pubblico ministero che coordina le indagini dei carabinieri, ha disposto che l’indagata venga sottoposta a una perizia psichiatrica che sarà affidata e domani al professor Luciano Finotti, chiamato a valutare sia l’eventuale capacità di intendere e volere prima e durante il delitto e anche la capacità di stare in processo della presunta assassina. Valutare cioè eventuali disturbi psichici della donna che in passato è stata seguita per brevi periodi da alcuni specialisti, ricoverata anche in alcune strutture – da qui pare iniziare il risentimento per la madre, ritenuta responsabile di questa scelta – ma anche traumatizzata, sembra, da "gravi situazioni" accadute al di fuori del nucleo familiare.

Corcione dopo l’interrogatorio di martedì è tornata in carcere a Bologna dove, come da sua stessa ammissione con il legale che la segue, l’avvocato Gianni Ricciuti, non sta bene. Ma non può uscire, non tanto per il pericolo di fuga, che il gip ha sottolineato non esistere, tanto che non ha convalidato il fermo di polizia giudiziaria, quanto perché ancora non è possibile capire la reale condizione psichica della trentottenne.