"Il lavoro sia dignitoso o diventa una forma di emarginazione"

di Sara Manservigi *

Da poco reduci dalla giornata di commemorazione della Liberazione, il primo maggio festeggiamo un altro fondamento della nostra Libertà, il lavoro. Ancora una volta però, ci accingiamo a vivere la giornata del 1 maggio in un clima di preoccupazione e amarezza. Proprio quando credevamo che la pandemia stesse terminando di produrre i suoi effetti negativi lo scoppio della guerra in Ucraina ha rimesso in discussione le nostre speranze di riprendere una strada di progresso e sviluppo di una società sempre più giusta e inclusiva. Crisi delle forniture, delle risorse energetiche e delle materie prime, sanzioni e difficoltà logistiche, chiusura di mercati e ricerca di nuove catene globali di forniture che impattano anche sull’economia del nostro territorio e conseguentemente sul nostro mercato del lavoro. Con queste premesse nessuna persona si può sentire “libera” senza un lavoro dignitoso. Queste difficoltà si sommano alle debolezze strutturali della nostra città: continuiamo infatti a essere il territorio meno sviluppato della nostra Regione e solo il pendolarismo di tanti nostri concittadini determina la tenuta dei livelli medi di reddito. Il 1 maggio deve essere la festa del lavoro e sarà tale solo quando riusciremo a eliminare i nostri deficit strutturali. Il lavoro che nel Petrolchimico, per esempio, si deve misurare con le brutte notizie che arrivano da Marghera e con la mancanza di garanzie sulle forniture delle materie prime. Ferrara deve tornare a essere attrattiva per fare impresa e si dovrebbero creare tutte le condizioni per sviluppare lavoro di qualità nei nuovi settori che non sono solo quelli della transizione energetica ed ecologica ma anche quelli di una diversa cura della persona soprattutto se fragile. Una città quindi non chiusa su sé stessa ma aperta e diffusa, che dovrebbe pensare in modo diverso. Partendo ad esempio dalle nostre risorse artistiche e paesaggistiche, provando a scommettere su un turismo più sostenibile. Una città che allo stesso tempo nel grande mondo del lavoro autonomo dovrebbe favorire la nascita di attività innovative della conoscenza e consulenza. Senza lavoro le persone vivono una condizione di emarginazione, ma quando lo trovano deve essere un lavoro dignitoso e sicuro altrimenti è un’altra forma di esclusione dalla società. Ferrara deve andare in questa direzione e noi come Pd faremo di tutto per fare proposte per indirizzare il dibattito e la discussione pubblica verso questa strada.

* referente Lavoro, segreteria Unione comunale Pd Ferrara