
Emozioni e magia ieri sera per la parata in abiti rinascimentali. Davanti alle coreografie delle contrade, l’attrice Elena Radonicich.
Simbolismo, teatro, storia, storia dell’arte. Il Magnifico corteo del Palio, svoltosi ieri sera in centro, non è solo una rievocazione di un tempo trascorso da secoli. È la rivitalizzazione di quel tempo, un sentimento di autenticità e continuità. Questo è possibile solo grazie all’impegno di contradaiole e contradaioli (davanti, ma anche dietro le quinte), a partire da quelli della ‘contrada-non contrada’, la Corte Ducale, apertamente ispirata alla corte di Borso d’Este così ben rappresentata dall’Officina Ferrarese, dalla pittura cortigiana di Francesco del Cossa e Pisanello, dai preziosi codici miniati estensi. Sono proprio loro, i figuranti della Corte Ducale vestiti da nobili estensi, con tanto di cartomante, tarocchi e del buffone di corte, l’irriverente Scoccola, ad aprire il Magnifico Corteo, di cui quest’anno è stata madrina l’attrice Elena Radonicich, anche lei agghindata alla rinascimentale. La Corte parte da piazzale Medaglie d’Oro alle 20,55 – a sfilare anche l’assessore alla Cultura Marco Gulinelli e il presidente della Fondazione Palio, Nicola Borsetti, a fianco alla madrina – e percorre tutta la Giovecca, fino al Castello, seguendo i gonfaloni della Città di Ferrara e della Fondazione Palio, insieme ai quattro Palii. Termina la processione, accompagnata da due ali di pubblico lungo tutto il percorso, in piazza Castello, sistemandosi sul palco d’onore. Subito dietro, le contrade (borghi e rioni), con le loro coreografie.
Apre il corteo storico Borgo San Giovanni, con una coreografia ispirata a Ludovico Ariosto, rappresentato nell’atto di dar vita al poema, e ai suoi personaggi, Bradamante e Ruggero, nella loro storia d’amore. ‘Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori’ lasciano il posto all’affresco vivente rappresentato da Borgo San Luca, ispirato allo Studiolo della Delizia di Belfiore, con le muse Urania e Polimnia, protettrici dell’astronomia e dell’agricoltura: segni distintivi della civiltà estense, dal tardo Medioevo al pieno Rinascimento. Segue il Borgo San Giacomo, con il carro della dea Cerere a introdurre un fatto accaduto nel 1475, quando Galeazzo Maria Sforza, Duca di Milano, decise di fare dono di dodici sacchi di riso a Ercole I d’Este, duca di Ferrara.
Ecco che le prime contrade pronunciano la formula della Cerimonia dell’Iscrizione, ufficializzando la loro partecipazione alle gare del prossimo weekend. Intanto scorrono le altre formazioni. È il turno del Rione di Santa Maria in Vado, i cui figuranti portano il pubblico altrove, a Napoli, dove nel 1477 entrò trionfalmente Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara, in occasione del secondo matrimonio del padre Ferrante. Col Rione Santo Spirito la protagonista è ancora una donna estense: Lucrezia Borgia, ripresa nel suo ingresso a Ferrara nel 1502, in occasione del matrimonio con Alfonso I, mentre se ne sta sotto al suo baldacchino e tutt’intorno si presentano scene allegoriche in onore degli sposi. E ancora, Rione San Benedetto, che celebra la figura di Ercole I d’Este e dell’impresa del diamante, con Giove che dona diamanti al popolo. Si rimane nella sfera simbolica, con la coreografia del Rione San Paolo, che inscena una parte della lettera di San Paolo apostolo ai Galati che vede contrapposte le opere della carne e il Frutto dello Spirito, tra popolani che si danno ai peggiori vizi e tensioni spirituali, riflesso dell’amore rionale.
Chiude il Magnifico corteo il Borgo San Giorgio: rivendicando la vocazione terracquea del proprio territorio, i figuranti – religiosi e gruppi di monache, mercanti e lavandaie – mostrano al pubblico la vita di fiume, seguendo le raffigurazioni delle placchette argentee, commissionate da Alfonso I d’Este all’incisore Giannantonio de Leli da Foligno.