MARIO BOVENZI
Cronaca

Il mondo delle scommesse Torna la febbre del gioco "Dopo due anni di Covid finalmente il segno più"

Ogni mese nella provincia di Ferrara il settore frutta una decina di milioni . La titolare di due sale: "Noi demonizzati ma siamo i primi a rispettare le regole. Un costante flusso di denaro per l’erario statale e creiamo occupazione".

Il mondo delle scommesse  Torna la febbre del gioco  "Dopo due anni di Covid  finalmente il segno più"
Il mondo delle scommesse Torna la febbre del gioco "Dopo due anni di Covid finalmente il segno più"

di Mario Bovenzi

Oscilla tra dieci e dodici milioni di euro il volume di denaro che è arrivato ogni mese dal gioco nella nostra provincia lo scorso anno. La raccolta da rete fisica – così si definiscono le entrate di denaro che non fanno parte del mondo delle puntate online – attraverso giocate al bingo, ippica, lotterie istantanee, lotto, superenalotto, scommesse sportive a quota fissa. Solo per citare alcune voci di un lungo elenco. Il picco nel mese di marzo e settembre del 2022 (fonte Agipro srl), quando la raccolta è arrivata a toccare i 12 milioni (la raccolta rappresenta quanto viene giocato su un determinato prodotto). Per gli apparecchi slot e videolottery il dato più recente è quello regionale dell’intero 2021. Per l’Emilia Romagna la raccolta è stata di 1,61 miliardi di euro; le vincite di 1,2 miliardi e la spesa di 414 milioni.

E’ tornata la febbre del gioco?

"Possiamo dire che il livello delle scommesse è arrivato di nuovo al volume che c’era prima del Covid. La pandemia ha rappresentato due anni drammatici per il mondo delle scommesse. Quando sono scattati i divieti siamo stati chiusi subito e abbiamo aperto dopo un lungo periodo. Non è stato facile", dice Chiara Terrabusi, al timone di due sale in via Modena e via Monteverdi a Ferrara, componente del direttivo dell’associazione Astro, proprietaria con altri tre fratelli di Romagna Giochi, Srl di Faenza costituita nel 2000 e controllata da Terrabusi Holding.

Spesso il vostro settore finisce nel mirino, venite demonizzati

"Già e pensare che siamo tra i settori più controllati, siamo stracontrollati. Dobbiamo avere autorizzazioni su autorizzazioni, rispettare le distanze da quelli che vengono chiamati i luoghi sensibili come chiese, scuole e centri sportivi. Alcune sale gioco con una storia di 45 anni alle spalle sono state chiuse e questo perché la legge regionale sulle distanze è retroattiva. Gli orari sono rigidissimi. Siamo noi i primi a volere regole e a rispettarle. Chiediamo - abbiamo avuto anche alcuni incontri con il presidente della Regione Stefano Bonaccini - di essere ascoltati, di avere voce in capitolo su certe scelte che possono fare male ad un’economia. Ci si ricorda di noi quando si parla di leggi e controlli. Nessuno dice mai che versiamo allo Stato, all’erario un fiume di denaro"

Cosa chiedete?

"Una legge unica per tutta l’Italia, adesso ci sono differenze da regione a regione, tra i singoli Comuni. E’ un caos. Anche per questo, per avere rappresentanza abbiamo costituito un’associazione che riunisce le donne del gioco, per cercare di far valere i nostri diritti. Io ne faccio parte a pieno titolo"

Lei è una donna, come vive il suo lavoro?

"Amo questo mestiere, un mestiere di famiglia. E non sono certo sola, il 70% del personale di sala è femminile"

Trovare i dipendenti, spesso una missione quasi impossibile

"Devo dire la verità, quando c’era il reddito di cittadinanza facevamo molta fatica. Adesso invece il personale si trova. Ci sono orari particolari, certo. Bisogna essere in sala anche sabato e domenica. Comporta grandi responsabilità, si deve stare attenti ai clienti, non dare da bere ai minorenni, se è il caso prestare soccorso. Ma è un lavoro pagato e ben pagato".