"Il Pd era senza un’idea di città Doveva andare oltre le mura"

[segue dalla prima]

di governo leghista? Il bello di intervenire tardi in questo dibattito promosso da Mario Zamorani è di non dover ripetere le analisi di chi mi ha preceduto. Una per tutti: Alessandra Chiappini, la studiosa che ha diretto per tanti anni con passione e competenza la Biblioteca Ariostea, ex assessore alla pubblica istruzione e alla famiglia. Nel suo testo sono snocciolate molte ragioni della sconfitta: scandalo Coopcostruttori, Cassa di Risparmio (“una ferita ancora sanguinante”), sanità (mancano trecento posti letto), gestione del post-terremoto... Vi consiglio di leggerlo. Aggiungo: Palazzo Specchi, politica museale inadeguata, fino alla crisi del ‘pattume’. La lista purtroppo è lunga.

L’errore tattico maggiore è stato non aprire a forze nuove. Sono state le liste civiche di sinistra a mobilitare cittadinei che volevano cambiare la città senza consegnarla alle destre. Fa impressione vedere docenti di fama internazionale come Guido Barbujani e Piero Stefani, architetti come Beatrice Querzoli, giovani studenti e artisti come Arianna Poli e Adam Atik, attivisti come Marianna Alberghini, medici come Lina Pavanelli e tanti altri, disposti a mettersi in gioco per scongiurare la vittoria della destra. La disponibilità di Fulvio Bernabei è stata sprecata. Va detto che diversi esponenti del Pd, come Ilaria Baraldi e Massimo Maisto, avevano capito che bisognava cambiare, ma purtroppo non sono riusciti a produrre una candidatura condivisa e portatrice di novità. Da alcune conversazioni avute durante la campagna elettorale ho tratto l’impressione che il PD preferisse perdere con un candidato organico piuttosto che vincere con un candidato indipendente. Fa ancora più impressione che il PD ferrarese non abbia promosso una discussione sul risultato elettorale. Il consigliere Dem Bertolasi sul Carlino ha detto che, in assenza di un dibattito, non ha più senso iscriversi a quel partito. L’errore strategico è stato non avere una idea di città. Dopo la visione, sviluppata negli anni settanta, di ’Ferrara città d’arte e di cultura’, bisognava innovare. Il restauro delle mura resta una pietra miliare nella storia della conservazione dei monumenti in Italia. Ma alla lunga quel modello ha prodotto un’attenzione esclusiva al centro storico, ad un turismo di giornata, attratto dalle mostre di Palazzo dei Diamanti. Quella stagione, che si è protratta fino al 2019, ha prodotto risultati straordinari, ma dopo quarant’anni serviva una nuova visione. Toccava alla politica capire che quel modello andava esteso alla città fuori dalle mura, alla cultura materiale e agricola, ad esempio legando il comune al parco del Delta, una vecchia intuizione di Vittorio Passerini ripresa solo dalla candidata civica Roberta Fusari.

Andare oltre le mura.

*Professore ordinario

di Criminologia

Università di Oxford