"Il petrolchimico recuperi il gap divenendo hub nazionale del riciclo"

Cavazzini, direttore del dipartimento di Scienze chimiche (Unife): "La caduta del governo? Stallo pericoloso. Serve chiarezza sull’accordo di forniture, che scade nel 2024, tra Versalis e Basell. La politica faccia la sua parte"

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di Federico Di Bisceglie

Stallo. Tra gli effetti più impattanti della caduta del governo Draghi sul nostro territorio c’è senz’altro il blocco dei lavori al tavolo nazionale della Chimica incardinato al Mise. Da oltre un anno, infatti, i diversi attori coinvolti – parti sociali, aziende, rappresentanti delle istituzioni a vari livelli e il ministero – stanno cercando una quadra non solo per sottoscrivere l’accordo legato a Porto Marghera, dopo la chiusura del cracking, ma più in generale sul futuro della chimica nel nostro Paese. Segmento dal quale – lo ricordiamo – dipendono filiere fondamentali per la nostra Regione (dall’automotive al biomedicale) e soprattutto il futuro del nostro Petrolchimico. Chi ha seguito da vicino, in qualità di referente per l’ateneo, i lavori al Ministero dello Sviluppo Economico, è Alberto Cavazzini. Direttore del dipartimento di Scienze chimiche, farmaceutiche e agraria, Cavazzini è in procinto di lavorare a una relazione – caldeggiata da Regione e Comune – sul futuro del Polo Chimico estense. Non senza qualche preoccupazione.

Cavazzini, il governo è caduto ma sia il ministro uscente Giorgetti che il suo vice Pichetto Fratin hanno ribadito che il prossimo esecutivo dovrà riprendere in via prioritaria i lavori del tavolo della Chimica. A che punto siamo?

"Al momento siamo a un punto di stallo, che rischia di diventare pericoloso. Ci sono ancora punti cruciali sui quali non è stata fatta chiarezza. Primo fra tutti l’accordo di forniture, in scadenza nel 2024, tra Versalis e Basell. Quello è il cuore del problema e le aziende, dal momento che avrebbero tutto l’interessa a proseguire, spero trovino un punto d’incontro quanto prima. Così come spero che il prossimo Governo abbia davvero a cuore la Chimica".

Al di là dell’accordo, come potrebbe evolvere il futuro del Petrolchimico?

"Le imprese che sono insediate nel Polo estense sono dotate di tecnologie avanzatissime e, secondo me, la direzione da assumere sarebbe quella del riciclo e dell’innovazione tecnologica nell’ambito delle materie plastiche. Le potenzialità per realizzare un hub nazionale del riciclo ci sono e credo che questo potrebbe essere un modo per consentire alla nostra città di recuperare – per lo meno parzialmente – una parte del gap competitivo che l’ha sempre caratterizzata rispetto ad altre realtà regionali e nazionali".

In che cosa consisterebbe questo processo?

"So che Basell sta già lavorando a una sperimentazione di questo tipo. Si tratta di un riciclo molecolare funzionale a recuperare i monomeri per poi reimpiegarli in altro modo. Peraltro, optando per questa direzione, ci si muoverebbe anche nel solco della transizione e dell’economia circolare di cui tanto si parla. Anche Versalis sta portando avanti la ricerca per lo sviluppo di tecnologie efficienti per il recupero delle materie plastiche. Così come altri nel mondo. Ma serve ancora un pò di tempo affinchè queste tecnologie possano diventare produttive".

Parliamone. E’ realistico parlare di transizione o di riconversione del Polo Chimico?

"E’ realistico nella misura in cui si ‘concede’ a questi processi il tempo necessario. Non si può pensare di passare dall’oggi al domani dalla chimica di base, così come è concepita adesso, alla Chimica ‘green’. Occorre invece portare avanti i processi produttivi come vengono realizzati ora e, contemporaneamente, prosegue nell’approfondimento di cicli meno impattanti dal punto di vista ambientale".

Il Comune di Ferrara sta portando avanti, di concerto con l’azienda Ifm, un progetto per diminuire il prelievo idrico dal Po, funzionale al processo industriale del Polo Chimico, anche alla luce della grande siccità registrata quest’estate. Che idea si è fatto?

"Mi sembra un buon progetto, che coglie peraltro un elemento di competitività del Polo. L’efficientamento del prelievo idrico è un elemento che senz’altro contribuirà a rendere più appetibile il sito industriale. Ora però, la vera sfida è trovare una copertura economica per il progetto".

Tornando al suo impegno sul Polo. Che tipo di studio dovrà fare legato al sito?

"Premetto che ci sono ancora alcuni passaggi tecnici da fare. A ogni modo si tratta di uno studio – promosso dalla Regione e dal Comune – nel quale si vorrebbero individuare le prospettive future del stabilimento Petrolchimico, lavorando in stretta sinergia con le aziende del Polo. E’ da loro, infatti, che devono partire gli impulsi. A questo lavoro parteciperanno senz’altro Alessandro Bratti e il Centro Ricerche Documentazione e Studi-CDS, presieduto da Cinzia Bracci. In tutto questo, va detto, è essenziale il coinvolgimento delle aziende. Perché è da loro che devono partire gli impusli. Ed è compito della politica governare i futuri processi che riguarderanno la più importante realtà produttiva della Provincia. Qui è in gioco il futuro dell’intero territorio".