Caro Carlino,
ho letto con interesse la lettera di Giulia Bassi e ho cercato ulteriore documentazione. Concordo con la lettrice e aggiungo un altro particolare. Secondo alcune versioni Cinzio Belletti fu ucciso perché incolpevolmente e casualmente assistette alla fucilazione degli ostaggi il 15 novembre 1943. Tale tesi avrebbe senso se i fucilatori avessero voluto tenere nascosta la strage del Castello, eliminando un testimone scomodo. Ma gli autori della strage non volevano nascondere alcunché. Anzi, con macabro orgoglio, volevano che fosse ben nota ed esemplare perché, come disse Pavolini (segretario del neonato Partito Fascista Repubblicano) occorreva addirittura “ferrarizzare” l’Italia. Lasciarono i cadaveri a lungo esposti perché tutti li vedessero. Perché poi uccidere Belletti in via Boldini? Credo dunque che i veri motivi per cui fu ucciso il povero ferroviere (o manovale delle ferrovie) siano ancora da scoprire. In altre parole sappiamo chi furono gli esecutori dell’omicidio - sempre che l’ autore non sia stato uno solo, motivato da non chiare ragioni - ma il movente (a meno che gli assassini non fossero ubriachi assetati di sangue, pronti a sparare sul primo che passava) mi sembra difficile da decifrare. E forse qualcuno, specie nell’immediato dopoguerra, avrebbe dovuto indagare meglio, visto che anche il processo del 1948 non diradò tutte le ombre che tuttora circondano la fine del povero Belletti.
Daniele Vecchi
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BOMBARDAMENTI ALLEATI NEL FERRARESE
Caro Carlino,
dobbiamo ringraziare gli Angloamericani perché i partigiani, da soli, mai sarebbero riusciti a sconfiggere i nazifascisti. Però... Però mi chiedo se non abbiano esagerato con i bombardamenti. Che bisogno c’era, a guerra vinta e ormai finita (aprile 1945), di devastare Argenta e Portomaggiore con terrificanti bombardamenti che causarono centinaia e centinaia di vittime innocenti? In passato si rispondeva sempre che la colpa era di Mussolini, che aveva trascinato l‘Italia in una guerra tragica e fallimentare. Nessun dubbio sul punto, ma penso che non ci fosse alcuna necessità di effettuare da parte dei cosiddetti Alleati bombardamenti così devastanti e inutili. Finora c’è stato sempre un certo pudore nel parlare delle vittime civili, quasi che fossero vittime di serie B, perché cadute sotto le bombe dei vincitori. Ma le bombe uccidono sempre, anche quelle dei “liberatori”, che avrebbero potuto dimostrare più riguardo per i civili.
Giulio Borghi