Il ricordo di Maselli, regista che amava il genio di Visconti

di Paolo Micalizzi

"Michelangelo, mi presti 20.000 lire", così Francesco (Citto) Maselli si rivolse a Michelangelo Antonioni. La risposta fu: "Valle a chiedere a Mizoguchi!". A chi, chiese serissimo Citto Maselli? "Valle a chiedere a Mizoguchi", ripete il regista concittadino. E quel giorno la questione finì lì. Era successo che Citto Maselli, scomparso martedì a Roma all’età di 92 anni, dopo il suo primo film, ‘Gli sbandati’ (1955) imperniato su dei giovani di buona famiglia che dopo l’8 settembre 1943 presero la via della Resistenza partigiana (l’impegno politico ha poi sempre caratterizzato il suo cinema) intervistato da un critico straniero che, a un certo punto, gli chiese chi erano i registi che gli piacevano di più, rispose: Visconti, con il quale era molto legato e con il quale aveva lavorato come aiuto regista, e Kenji Mizoguchi, che già allora era considerato uno dei più importanti ed influenti registi del cinema giapponese degli anni Cinquanta per aver realizzato, soprattutto, film come ‘La vita di O-Haru, donna galante’ (1952) e ‘I racconti della luna pallida d’agosto’ (1953). Una risposta che Maselli ricordava bene tanto da raccontarla in alcune occasioni, ridendoci sopra. Con Antonioni la carriera di Citto Maselli in quegli anni si era incrociata in maniera significativa. E con lui che ebbe inizio nel 1948 quando collaborò come aiuto-regista al documentario ‘L’amorosa menzogna’, il terzo diretto da Antonioni, per proseguire poi nel debutto di Antonioni nel lungometraggio, cioè ‘Cronaca di un amore’ (1950) , girato anche a Ferrara, e ‘La signora senza camelie’ (1953): in entrambi collaborò anche alla sceneggiatura. Una collaborazione ed amicizia tra i due che s’interruppe nelle infuocate discussioni notturne di carattere estetico in cui Maselli difendeva il cinema di Visconti. Ma oltre ad Antonioni la carriera di Citto Maselli si è intrecciata anche con quella di Giorgio Bassani che collaborò alla sceneggiatura del documentario ‘Bambni’, diretto da Maselli nel 1951, opera dagli influssi neorealista che volgeva uno sguardo al mondo dell’infanzia.