Il ricordo di Migliari, artista morto a Odessa

Pittore e scenografo, fu tra i decoratori del teatro prima di emigrare e lottò per l’indipendenza. Gulinelli: "Il suo coraggio è attuale"

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È anche con un legame storico-artistico - e tra teatri - che Ferrara partecipa con la sua vicinanza al popolo ucraino, richiamando la figura di un proprio eroe per la libertà. In questi giorni è stato infatti ricordato - nel corso di un convegno introdotto dall’assessore comunale di Ferrara Marco Gulinelli dedicato alla storia dell’arte - il pittore e scenografo Giuseppe Migliari, figlio del più noto Francesco ed egli stesso tra i decoratori del Teatro Comunale di Ferrara, del Ridotto, e di diversi altri luoghi, combattente durante la cosiddetta Primavera dei popoli, poi emigrato nell’attuale Ucraina per affrescare il Teatro di Odessa. "L’arte ferrarese ha lasciato le sue tracce in splendidi luoghi oggi minacciati dalla guerra – ha sottolineato Gulinelli –. L’anelito alla libertà di Migliari ritorna oggi nel coraggio della resistenza del popolo ucraino".

Nato a Ferrara nel 1822, l’artista ferrarese morì proprio a Odessa nel 1897. Come spiega Lucio Scardino nel suo libro “Bottega Medini. La decorazione murale nel Ferrarese dall’età umbertina a metà Novecento” - dedicato al Liberty a Ferrara - Giuseppe Migliari ereditò la bottega del padre alla sua morte, nel 1851. Resosi conto che "la sua maniera artistica era irrimediabilmente superata", deciderà di emigrare nell’attuale Ucraina, salvo poi pentirsene: nel 1894 chiederà un contributo finanziario alla Provincia di Ferrara allo scopo di rimpatriare, senza ottenerlo e morendo così in miseria in terra straniera.

Lo ricorda anche la Gazzetta Ferrarese che, nell’edizione del 17 settembre 1897, scrive: "Da molti anni trovavasi all’estero, ove la rinomanza dei suoi lavori lo aveva chiamato: ma in patria aveva lasciato tali opere che rimangono a testimoniare il suo alto valore artistico". Oltre al Teatro Comunale, infatti, Migliari fu - insieme a Celeste Tommasi - anche firma delle pitture nella sala degli Stemmi del Castello e - come ricorda la ‘Gazzetta Ferrarese’ - operò negli allora palazzi: Gulinelli (in XX Settembre) e Cavalieri (in via Vignatagliata) e a Casa Maffei (in via Terranuova), Casa Bresciani (in via Ripagrande), nella chiesa del Gesù di Ferrara, nella chiesa parrocchiale e nell’allora Teatro sociale di Bondeno. La storia di Migliari esprime però anche un grande attaccamento agli ideali di indipendenza. Proprio la Gazzetta ferrarese, infatti, ricorda che il celebre autore ferrarese-ucraino “prese parte ai gloriosi moti del 1848 e sotto l’accusa di cospirazione, fu arrestato dagli austriaci, condotto a Bologna e rinchiuso in prigione, in compagnia di padre Ugo Bassi. Ma poi, non essendosi sul suo conto raccolte sufficienti prove, dopo quaranta giorni venne prosciolto".