Il ricordo di padre Turazzi: "Umile e semplice"

La lista civica ’Vincenzi’ ripercorre la vita di un uomo che si è dedicato al prossimo anche come missionario nella Repubblica del Congo

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A due settimane dalla sua scomparsa, un ricordo commosso e sentito, di Padre Silvio Turazzi, originario di Stellata, arriva dalla ‘Lista civica Vincenzi’ che lo condivide con l’intero consiglio comunale. "L‘abbiamo, conosciuto nel 1964 - racconta l’assessore Marco Vincenzi - vedendolo arrivare in bicicletta da Stellata, per dare inizio al suo ministero sacerdotale nella parrocchia di Bondeno dove è rimasto due anni prima di al dedicarsi alla missione". Un rapporto che ha sempre mantenuto forte con il suo paese d’origine, andando spesso nella frazione sul Po.

Una personalità votata alla semplicità, votata all’essenziale, ai volori di Fede e agli ideali più autentici. "Forte della sua innata ironia infatti – continua Vincenzi - amava schernirsi , presentandosi come figlio dell’ortolano di Stellata , ma aveva maturato la sua profondità di pensiero e la sua spiritualità, con la conoscenza e con lo studio, con la preghiera e la sua vita di fede, per conseguire ed affinare una cultura filosofica, e teologica". E ancora: "Un uomo che aveva soprattutto una forte sensibilità sociale , sempre nella cornice della sua visione religiosa". La sua scelta di vita di sacerdote e di missionario "non è mai vissuta come un peso – raccontano gli amici -. Aveva privilegiato la scelta di collocarsi accanto agli ultimi, dove maggiore è il segno del dolore".

Era stato nelle periferie delle città, a Roma in un quartiere di baraccati durante il periodo della riabilitazione dopo il primo grave incidente del 1969, poi a Goma nel Centro per Handicappati, ma anche nelle periferie del mondo: nella martoriata e tuttora insanguinata Repubblica del Congo.

"Ha vissuto la sua lunghissima infermità e tutte le conseguenze correlate – ricorda la Lista Vincenzi - non come una menomazione insopportabile ma quasi come una sorta di privilegio nell’unirlo a Gesù anche nel portare la Croce. Diceva infatti – sottolineano nel ricordo - che la sua situazione di paraplegico gli era di aiuto, perchè l’esperienza comune di sofferenza, permetteva di sentirsi vicini". Da qui un pensiero: "Ringraziamo di averlo avuto nella nostra comunità di Bondeno e Stellata – conclude Vincenzi - ci ha aiutato a conoscere la grandezza e la bellezza del progetto di Dio per tutta l’Umanità ma anche a riconoscere la sua immagine in ciascuna creatura umana".

Claudia Fortini