
"Quella di oggi è la dimostrazione importante che non esiste tutela se non c’è ricerca, valorizzazione e collaborazione tra istituzioni". L’assessore alla cultura di Ferrara, Marco Gulinelli, affiancato da chi ha il suo stesso incarico in regione, Mauro Felicori, non ha potuto che esprimere la sua soddisfazione, in un "giorno di festa" come lo è stato ieri, al tempio di San Cristoforo alla Certosa.
L’imponente dipinto (di 35 metri quadrati) di Giuseppe Avanzi (1645-1718), rappresentante l’Apparizione della Beata Vergine e San Pietro ai compagni di San Brunone, è tornato a casa. Adesso, è nel transetto della chiesa. Lunedì verrà posizionato nella sua collocazione originaria: il lato sinistro del presbiterio. Ieri, la cittadinanza ha avuto modo di partecipare alla cerimonia di presentazione – moderata dalla dirigente servizio Musei d’Arte, Ethel Guidi – che ha di fatto sancito l’ufficialità di questo eccellente ritorno, sulle note di Mozart, suonate da un trio di corni di bassetto. Un ritorno eccellente, si diceva, ma altrettanto sudato, termine di un viaggio durato diversi decenni. Dopo il bombardamento anglo-americano del 28 gennaio 1944, la tela ha soggiornato, arrotolata e, in un certo senso, dimenticata, in una delle più grandi botteghe di restauro italiane, quella di Ottorino Nonfarmale. "Quando Angelo Andreotti (nei primi anni Duemila) ci ha chiesto di capire se si potesse restaurare, noi non sapevamo neanche cosa rappresentasse", ha raccontato il restauratore Giovanni Giannelli, allievo di Nonfarmale. "Salvataggi come questo hanno un valore assoluto. Il restauro è stato lungo e complesso: ho passato 4 mesi in ginocchio sul retro di questa tela, che era stata interamente pulita da Ottorino. Il restauro pittorico, invece, è durato 12-13 mesi, per 5 persone coinvolte". Un’operazione del comune di Ferrara e della regione Emilia-Romagna, sotto la sorveglianza della competente Soprintendenza, dal valore di 97mila euro. "Questo successo – così l’assessore Felicori – nasce da una collaborazione non scontata: regione, comune e ministero. Con Ferrara, stiamo costruendo un asse molto forte". "Questa collaborazione – ha aggiunto la soprintendente Francesca Tomba – può essere presa ad esempio". Sull’opera di Avanzi si è espresso un vulcanico Vittorio Sgarbi, in veste di sottosegretario, ma nel pieno delle competenze di critico: "il quadro dell’Avanzi è prevalentemente brutto" e mostra "un’ispirazione piuttosto fragile nella vasta estensione della tela". Insomma, "poteva anche essere dimenticato", ha spiegato senza mezzi termini. Tuttavia, "festeggiamo la grande consapevolezza del patrimonio artistico italiano e il fatto che questa grande chiesa di Ferrara oggi è reintegrata di una decorazione che non è un’opera eccelsa, ma che indica una continuità del tempo, per la gloria di Dio e della civiltà ferrarese". Insomma, "Avanzi è un cartellonista della sua epoca, che descrive la volontà della chiesa di salvare l’umanità".