FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

Il sondaggio della Cisl. L’allarme degli addetti: "Carenza di personale e attrezzature scarse"

Il questionario del sindacato è rivolto ai dipendenti di Ausl e Sant’Anna. Obiettivo, capire come vivano la loro esperienza professionale. Ponzuoli (Funzione pubblica): "Focus sul legame tra lavoro e stress".

Il sondaggio della Cisl. L’allarme degli addetti: "Carenza di personale e attrezzature scarse"

Il sondaggio della Cisl. L’allarme degli addetti: "Carenza di personale e attrezzature scarse"

Come stanno gli operatori sanitari che lavorano tra Ausl e Cona? E, soprattutto, come vivono la loro esperienza professionale? Sono le due domande alla base del questionario che la Cisl, attraverso l’iniziativa del segretario della funzione pubblica, Kevin Ponzuoli, ha sottoposto ai dipendenti. "Il nostro obiettivo era quello di capire quali fossero le condizioni dei lavoratori. La correlazione tra lavoro e stress", dice il sindacalista che consegna, al Carlino, i dati emersi dal test. Sono duecento le risposte arrivate, da professionisti impiegati in tutti i reparti delle aziende sanitarie. Il macro dato che emerge è legato all’esiguità di personale. Il 70% degli intervistati ritiene che ci sia un numero ridotto di addetti. Il 45,9% del campione reputa difficile il rapporto con i superiori, mentre il 42,1% degli intervistati ritiene che le procedure aziendali siano troppo farraginose. Il 36,1% del campione indica come problema quello legato all’assenza di attrezzature. "O meglio – specifica Ponzuoli – le attrezzature, come nel caso dello strumento per la radiografia in pronto soccorso ci sono eccome. Peccato che non siano ancora state installate e rese attive per via della burocrazia. È a causa di queste lungaggini che si creano gli imbuti".

Torniamo ai numeri, analizzando le singole domande del questionario. Il 58,3 % degli intervistati ritiene la procedura aziendale di mobilità interna "inutilmente lenta e farraginosa". Dato più eloquente. Il 66,1% del campione ritiene che la dirigenza sia distante dai problemi quotidiani del reparto e degli uffici". Ancora sull’esiguità di risorse interne. Il 44,3% di coloro che hanno risposto ritiene che il numero di personale del reparto "è troppo basso rispetto alle normali esigenze". Tasto dolente è anche quello che riguarda la remunerazione delle professioni. Il 56,5% del campione ritiene di avere "troppe responsabilità rispetto alla retribuzione percepita". E su questo, Ponzuoli apre un inciso. "Già abbiamo un grosso problema legato ai professionisti che ’migrano’ dalla sanità pubblica a quella privata – dice – in questo modo, non pagando adeguatamente i professionisti, non solo avremo questo problema ma renderemo sempre meno attrattive le professioni sanitarie". Ma torniamo ai numeri. Il 60,3% del campione ritiene che "l’azienda non valorizzi la mia professione", e il 40,5% sostiene di non sentirsi "sufficientemente motivato ad aumentare l’expertise o i titoli di studio". Questa era la fotografia numerica. Forse, però, la parte più interessante è legata alle domande a quesito aperto. Le considerazioni dei dipendenti. è interessante notare che tutte, trasversalmente, partono da una considerazione. "Manca il personale" . Ce n’è una particolarmente interessante. "Il problema – scrive un operatore – è che ci sono troppe poche persone che lavorano, che devono arrivare anche a nove ore di lavoro per portare avanti ciò che altri non fanno. Non si possono lasciare inerti servizi senza responsabili, perché evidentemente tanti hanno bisogno di essere controllati per il fare minimo". Una considerazione sull’anzianità. "L’anzianità di servizio – scrive un altro operatore – non è considerata come valore aggiunto per poter scegliere dove poter lavorare. Neo assunti e neo laureati coprono posti negati a chi ne avrebbe diritto solo per anzianità di servizio".

"La direzione delle aziende – commenta Ponzuoli – ci ha fornito tempo fa i dati legati alle assunzioni. Ebbene, secondo noi quei dati andrebbero per lo meno raddoppiati. Andrebbero valorizzate le figure degli assistenti sanitari e soprattutto andrebbe fatto un investimento importante tra gli amministrativi". Secondo il sindacalista "non è ammissibile che non ci sia più il front office – scandisce –: le persone anziane che rappresentano una fetta importante dell’utenza si trovano in grande difficoltà". Anche il capitolo Cau è dolente. "Per la verità – argomenta il rappresentante della Cisl –, i Cau potrebbero davvero sgravare i pronto soccorsi se fossero messi nelle condizioni di essere più efficienti. E qui si torna al tema del personale". Per il momento "sgravano solo i medici di base". Ed è per questo che "abbiamo proposto all’azienda tavoli tecnici per confrontarci sulle singole questioni. Per il momento – conclude – non abbiamo avuto feedback".