"In azienda il 74 per cento è donna Ma la parità è ancora molto lontana"

La direttrice generale dell’Ausl Monica Calamai presenta il primo Bilancio di genere da lei voluto "Spesso ci sono differenze di retribuzione anche del 30% e non c’è imparzialità negli sviluppi di carriera"

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FERRARA

Pari opportunità tra uomo e donna: ne sentiamo parlare da decenni, ormai. Ma non ci può essere modifica delle condizioni e convinzioni, se non si parte dallo stato di fatto in cui, oggi 2022, siamo ancora. L’Azienda sanitaria locale ha scelto infatti di gettare le basi di un cambiamento di rotta con il Bilancio di genere, voluto fortemente dalla direttrice generale Monica Calamai. Una delle prime aziende in Italia a redigerlo. E così sul tavolo della direzione ora c’è un documento dettagliatissimo su cui far leva per equiparare la condizione di lavoro e trattamento. "Serve imparzialità nelle opportunità di accesso all’occupazione - sottolinea Calamai - occorrono sviluppo di carriera, contrasto delle differenti retribuzioni che hanno un incomprensibile, significativo gap di genere. Ma anche affrontare il tema della conciliazione dei tempi di vita e lavoro".

Numeri. La lettura dello stato di fatto non può che partire dai numeri. In questo senso il Bilancio di genere ci racconta che nel 2021 dei circa tremila dipendenti dell’Ausl di Ferrara il 74 per cento è donna: una percentuale enorme, ma ma che nasconde anche il fatto che un ’professionista’ donna rispetto all’omologo uomo può arrivare a percepire il 30 per cento di retribuzione in meno e soprattutto il gentil sesso fa più fatica a raggiungere le figure apicali. Situazione che certo non è ristretta al solo ambiente sanitario. "Questo strumento – aggiunge la direttrice generale – oltre che fotografare l’esistente al 2021, mira anche a porre le basi per sviluppare azioni di miglioramento delle aree critiche e a valutare quale impatto possano avere le strategie messe in campo sulla popolazione di riferimento". Aggiungendo inoltre che "se andiamo a vedere tutti i rapporti che trattano questo tema, da quelli mondiali a quelli europei, fino ai dati nazioni – conclude Calamai - emerge incontrovertibilmente un fatto; la mancanza di parità fra i generi, che non è più accettabile".

Obiettivi. Il bilancio di genere oltre ad essere un’importante fotografia della situazione, deve essere anche sprone a migliorarsi, aiutando l’azienda a mettere in campo delle strategie che possano sviluppare le pari opportunità, come ad esempio una maggiore possibile flessibilità negli orari e nei luoghi di lavoro - commenta Silvia Foglino che in Ausl si occupa di ricerca sociale e ha coordinato la realizzazione partecipata del documento con il supporto di Unife – e la gestione del personale in considerazione delle diverse fasi di vita". Il lavoro da fare è tanto e sarà necessaria la collaborazione di tutti, a partire dal Comitato unico di garanzia. "Il Bilancio di genere è uno degli obiettivi raggiunti fra quelli inseriti nel ‘Piano di azioni positive - precisa Cinzia Pizzardo, presidente del Cug – È un documento strategico che si inserisce fra le azioni che l’Azienda porta avanti per promuovere le politiche di genere". A riprova dell’importanza, il presidente della Regione è stato coinvolto e ne ha curato l’introduzione.

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