In mensa sempre più italiani disoccupati

L’accoglienza di Caritas e Viale K: "Molti lavoratori rimasti senza impiego a causa delle chiusure per Covid non arrivano a fine mese"

Migration

di Matteo Langone

Nonostante il momento critico, anche per chi è in difficoltà è stata una Pasqua serena. Merito, va detto, soprattutto delle realtà caritatevoli – come Caritas e associazione ‘Viale K’ – che non hanno mai frenato l’accoglienza. E non l’hanno fatto, a maggior ragione, in un fine settimana particolare come quello appena passato. "L’affluenza alla nostra mensa domenica – precisa Paolo Falaguasta, direttore della Caritas diocesana – è stata più o meno la stessa del resto della settimana: parliamo di circa 70 persone a pranzo e una ventina a cena. Sta cambiando la tipologia di ospiti: prima il 90% delle persone che venivano era di origine straniera, ora ci sono molti più italiani". Di fatto, dunque, l’anno di pandemia sta pesando anche sui residenti. Il dato di fatto è che, seppur in numeri ancora relativamente bassi, aumentano i poveri ‘locali’: quelli, cioè, che fino a prima del Covid riuscivano ad arrivare a fine mese, grazie magari a piccole pensioni di invalidità o lavoretti saltuari. "Si pensi, ad esempio, ai lavapiatti – riflette Falaguasta –. Con i ristoranti chiusi queste persone non riescono a racimolare più nulla. E se, magari, vivono anche da soli è difficile arrivare a fine mese". E così, la Caritas diventa l’unica alternativa alla fame. Anche nel giorno di Pasqua, quando però la voglia di festeggiare non è così spiccata. "Noi abbiamo ricevuto in regalo colombe e uova di cioccolato – prosegue il direttore – e siamo riusciti a rendere la domenica un momento migliore. Abbiamo anche lavorato tanto con la distribuzione dei pacchi viveri: molte persone hanno preferito passare la giornata a casa, magari in compagnia". Il lavoro di queste realtà è doppiamente prezioso. Da un lato, infatti, supportano concretamente chi è in difficoltà, mentre dall’altro contribuiscono a rendere alcune giornate un po’ speciali: "In effetti – conclude Falaguasta – per una persona povera la domenica non è molto diversa da un martedì. Noi nell’ultimo fine settimana abbiamo provato a rendere la Pasqua un momento diverso". Sforzo che ha interessato anche l’associazione ‘Viale K’, aperta in tutti i suoi servizi, naturalmente nel pieno rispetto della normativa anti-contagio. "Noi – incalza don Domenico Bedin – abbiamo un target di povertà estrema, quindi non abbiamo il polso della situazione della crisi legata al Covid. Accogliamo più o meno le solite 150-200 persone, ma parallelamente notiamo come stiamo aumentando le richieste da parte di persone che magari non riescono a pagarsi le bollette. Ecco, quelli cerchiamo di reindirizzarli verso le istituzioni o i servizi sociali". Al di là delle singole possibilità di accoglienza, però, sia Caritas che ‘Viale K’ hanno lavorato intensamente per regalare a tutte le persone in difficoltà una Pasqua più serena. E in certe situazioni, anche solo questo significa molto.