Incidente Ferrara, il conducente dell'auto. "Dovevo morire con i miei amici"

Schianto, il giovane sedato in ospedale. La madre: non si dà pace

Incidente Vigarano, le vittime: Giulio Nali, Manuel Signorini e Miriam Berselli (da Fb)

Incidente Vigarano, le vittime: Giulio Nali, Manuel Signorini e Miriam Berselli (da Fb)

Ferrara, 30 settembre 2019 - «Dovevo morire anche io. Così è come se fossi doppiamente morto». Non fa che ripeterlo dal suo letto d’ospedale il magazziniere 23enne sopravvissuto per miracolo all’incidente (foto) nel quale hanno perso la vita tre giovani, Miriam Berselli, 21 anni, Giulio Nali, 28 anni e Manuel Signorini, 23 anni. Erano tutti dipendenti di un supermercato di Ferrara. Il gruppo stava tornando a casa dopo una serata trascorsa in una discoteca di Vigarano Mainarda, a una manciata di chilometri dalla città.

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Il ragazzo al volante se l’è cavata con un trauma toracico e qualche escoriazione al volto. Lesioni che guariranno in una settimana. Ma c’è una ferita che non si rimarginerà mai: quella che gli ha spaccato il cuore alle 2.15 di sabato, quando lo schianto contro un platano ha spazzato via l’esistenza dei ragazzi che erano con lui. «Non si dà pace – raccontano la mamma e la sorella sulla soglia della stanza in cui il giovane viene tenuto sedato e sotto stretta osservazione –. Si sente in colpa e so che non se lo perdonerà mai. Noi gli stiamo vicini e anche gli amici. Ma nessuno riesce a consolarlo. È una tragedia. Chi rimane tra i vivi porterà per sempre questo fardello». I familiari dell’automobilista hanno un pensiero anche per gli altri genitori, accomunati da una tragedia indicibile. «A noi hanno comunicato che nostro figlio era vivo – osserva la mamma con gli occhi gonfi di lacrime –. Ad altre famiglie è stato detto che i loro ragazzi non c’erano più. È devastante. La vita si è fermata anche per noi».

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A 48 ore dalla strage ancora ci si interroga su cosa sia accaduto in quello che doveva essere un venerdì sera all’insegna della vita. Il guidatore era positivo all’alcol test (quasi il triplo rispetto al consentito). Ma i familiari non riescono a credere che all’origine di tutto possa esserci l’ebbrezza. «L’alcol non c’entra – scandiscono –. Nemmeno lui si spiega come sia potuto succedere. Alla guida era attento e non avrebbe mai messo in pericolo persone alle quali teneva tanto». Con Manuel e Giulio, il 23enne era legatissimo. Per non parlare di Miriam, con la quale l’amicizia si era col tempo trasformata in qualcosa di più tenero.

Sulle cause dell’incidente gli stessi inquirenti procedono con i piedi di piombo. Al momento rimane in piedi la denuncia per omicidio stradale plurimo a carico del conducente. Oggi la procura disporrà le autopsie sui corpi delle vittime. Esami dai quali si potrà avere qualche certezza in più. Ieri è stato il giorno del dolore. Tra i dipendenti del supermercato c’è poca voglia di parlare. La musica è spenta. Tra le corsie si lavora immersi nel silenzio del dolore. La curva dello schianto diventa meta di pellegrinaggio. Per tutto il giorno amici, parenti e colleghi si fermano ai piedi di quel platano maledetto. Un pensiero, un fiore, una lacrima. I colleghi appendono all’albero il grembiule da lavoro di Miriam. Le frasi colorate impresse sulla stoffa stridono con i volti cupi. Sotto i nomi cinti da un cuore spunta un pensiero: «Fumavamo guardando le stelle. Ora qualcuno fa parte di quelle».