Indagini verso la conclusione Proiettili, chiesta l’archiviazione

Rimangono in piedi i filoni relativi alla simulazione di reato, al procurato allarme e alle lettere portate alla Lega

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L’inchiesta penale sul cosiddetto ‘caso Arquà’ si avvia verso la conclusione. Una parte di essa sembra imboccare la strada dell’archiviazione, mentre per le rimanenti accuse la procura pare intenzionata ad arrivare a un avviso di chiusura delle indagini preliminari. La richiesta di archiviazione – come trapelato nei giorni scorsi a seguito della sentenza del Consiglio di Stato che reintegrava Arquà in Consiglio comunale – riguarda la parte di lettere anonime che l’indagata ha negato di aver spedito. Si tratta, per capirsi, di quelle spedite al Comune, alcune delle quali con allegato un proiettile militare (minaccia aggravata). Un’istanza alla quale è verosimile che, nei modi e nei tempi previsti, i difensori del vicesindaco Nicola Lodi si oppongano. Rimangono invece in piedi i filoni di indagine che riguardano la simulazione di reato, il procurato allarme e le lettere anonime recapitate a mano alla sede della Lega. Per questi fatti, come anticipato, l’inchiesta sembra essere molto vicina alla chiusura.

Il caso Arquà è scoppiato nel giugno del 2021, quando venne alla luce l’indagine sul conto della consigliera. Dopo una perquisizione nella sua abitazione, l’ex fedelissima del vicesindaco diede le dimissioni dall’assise. Tale procedimento è stato oggetto di un lungo braccio di ferro in sede di giustizia amministrativa, conclusosi nei giorni scorsi con il verdetto del Consiglio di Stato che ha giudicato non valido il suo passo indietro. Sentenza che, di fatto, apre la strada al ritorno di Arquà tra i banchi della sala consiliare. Parallelamente, ormai da un anno e mezzo muove i suoi passi l’inchiesta penale, focalizzata sulle lettere anonime e minatorie inviate al vicesindaco. Un fronte, quello penale, che dopo gli ultimi giorni rischia di arricchirsi di nuovi capitoli. A seguito dei ripetuti attacchi reciproci, Lodi (assistito dall’avvocato Carlo Bergamasco) ha infatti annunciato nuove querele, mentre Arquà (avvocato Fabio Anselmo), rispondendo al duro attacco del sindaco Alan Fabbri, ha concluso la sua replica con un sibillino "ne parleremo in tribunale". Insomma, tra aule di giustizia e agone politico, il duello sembra essere soltanto all’inizio.

f. m.