Infortuni sul lavoro a Ferrara in aumento del 30%

I dati della Cgil fotografano un incremento rispetto allo scorso anno. Maglia nera in regione. "Serve un piano di prevenzione territoriale"

Infortuni sul lavoro in aumento a Ferrara

Infortuni sul lavoro in aumento a Ferrara

Ferrara, 20 novembre 2022 - Un triste primato. La nostra provincia, anche nel 2022, si conferma maglia nera in Regione sul fronte degli infortuni sul lavoro. Il dato (aggiornato al 30 settembre scorso) arriva dalla Cgil e fotografa una situazione di criticità generalizzata che in alcuni settori assume contorni davvero preoccupati. Guardiamo un po’ di numeri. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, gli infortuni sul lavoro sono aumentati del 30%. Un incremento che corrisponde al doppio rispetto a quello registrato a livello regionale. Questi numeri sono riferiti ai settori agrari, all’industria e ai servizi. Nel settore dei servizi (che comprende anche la sanità), l’incidenza degli infortuni sul lavoro si alza vertiginosamente, arrivando a un raddoppio rispetto all’anno scorso In termini assoluti, nel 2022, sul territorio, si sono registrati 4.057 infortuni sul lavoro. Nello stesso periodo dello scorso anno, gli infortuni erano 3.124.

Sanità

Quello sanitario è senz’altro il settore più preoccupante. Infatti siamo passati dai 513 infortuni registrati nel 2021 ai 1.053 registrati quest’anni (fino al 30 settembre). Ma il giro di orizzonte anche sugli altri comparti produttivi non restituisce certo un’immagine lusinghiera. Tra i settori più critici c’è senz’altro quello della logistica. Anche qui, i numeri parlano chiaramente di un incremento di incidenti di oltre il 100% rispetto all’anno scorso: da 142 a 318. Altro settore, storicamente molto problematico in questo versante, è quello delle costruzioni. Anche se, rispetto allo scorso anno, i dati sugli infortuni registra un incremento ma di lieve entità. Un’impennata notevole la registra anche il settore della metallurgia, in cui i casi di infortunio sono schizzati del 30% in più rispetto allo scorso anno. Non va meglio neanche nel macro settore dell’industria in generale, che segna un aumento del 35% nel 2022. Insomma, c’è ancora tanto da lavorare e il trend di crescita dovrebbe mettere in allarme sia le parti datoriali (aziende e associazioni di categoria che le rappresentano) che le parti sociali. A questo proposito, Riccardo Grazzi (in foto) membro della segreteria confederale della Cgil ha le idee molto chiare.

Prevenzione

"La prevenzione è assolutamente insufficiente – spiega Grazzi – . E questi dati che fotografano un preoccupante incremento di infortuni lo dimostrano chiaramente. Occorre, a mio modo di vedere, immaginare una strategia provinciale che, prima di tutto, veda coinvolti tutti gli attori e, in particolare, oltre all’Ausl e a Itl anche l’Inail". Dunque lo Stato rimarrebbe l’asse di riferimento della prevenzione. Dall’altra parte del tavolo, sindacati e aziende. Perché, sottolinea il sindacalista, "da loro arriva un contributo sostanziale".

Nella visione dell’esponente della Cgil, la formazione (parte essenziale della prevenzione) è strettamente legata alla stabilizzazione. D’altra parte "laddove c’è precariato, spesso si verificano la più parte degli infortuni". La sfida della prevenzione, chiaramente, passa dalla messa a sistema di una strategia mirata "a intervenire nei settori in cui si riscontrano più criticità". Dal momento che ogni territorio ha le sue peculiarità, legate alla tipologia di settore produttivo più o meno presente, Grazzi torna a sottolineare l’esigenza di una pianificazione preventiva "declinata ad hoc per la nostra provincia". Alla base di questo ci dovrebbe essere "una concertazione tra attori statali, imprese e parti sociali. Perché è dimostrato che, nelle aziende in cui c’è sensibilità e confronto fra le parti, la prevenzione è più efficace e gli incidenti diminuiscono sensibilmente. La condivisione di strategie deve essere unitaria".