Ariel Cohen. "Io, ebreo ferrarese, combatto per Israele"

Dopo il diploma al ‘Copernico-Carpeggiani’, Ariel Cohen, 22enne ebreo ferrarese, decide di arruolarsi nell’Idf

Ariel Cohen, a sinistra, insieme a un commilitone

Ariel Cohen, a sinistra, insieme a un commilitone

Ferrara, 19 agosto 2018 - Ariel Cohen, classe ‘96. Ebreo ferrarese, iscritto alla comunità della città estense. Dopo il percorso di studi al ‘Copernico’ , la svolta: arruolarsi nell’Israel defence Forces (IDF) per difendere i confini dello stato ebraico attanagliato dalla minaccia del terrorismo islamico.

Quando hai maturato questa scelta?

«La scelta l’ ho maturata poco dopo l’anno 2016, sentivo il bisogno di servire il paese dei miei genitori».

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Che cosa comporta essere arruolato nell’IDF?

«Essere un soldato dell’IDF significa tanto per un ebreo. Sai sempre di essere in pericolo ma vivi con la consapevolezza di dare tutto quello che hai per lo stato d’Israele».

Cosa pensano i coetanei e la tua famiglia di questa scelta?

«Qualche amico era titubante quando ha saputo della mia decisione. Non capivano. Per la mia famiglia nessun problema: tutti i parenti hanno servito nell’IDF».

Israele è un fronte aperto ovunque. Dalle strade ai bar, alle piazze alle sinagoghe. Come si vive anche al di la della divisa?

«Quando torno a casa dall’esercito esco sempre con amici, andiamo nei bar, nei locali: la stessa vita dei giovani europei».

Senti di essere in costante pericolo?

«No, non mi sento di essere in constante pericolo. La prima volta che ho preso in mano un M16 (il fucile mitragliatore), ho sentito addosso una sensazione strana. Ma poi, col tempo, ci si fa l’abitudine».

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Come giudichi il comportamento del nostro Paese, nei confronti delle posizioni di politica estera che ha assunto sulla complessa questione mediorientale? E del comportamento di alcuni media?

«All’ Italia sarò sempre grato per aver accettato i miei genitori quando sono immigrati oramai 40 anni fa quando, dopo il servizio militare, mio padre decise di venire a studiare medicina a Roma. Penso purtroppo però che ci sia dell’informazione sbagliata in Europa che, molto spesso, porta l’opinione pubblica ad una visione sbagliata di noi ebrei. Storture e false rappresentazioni della realtà. E’ vero anche che, la ‘Questione Mediorientale’, è molto complessa da capire e da raccontare».

Pensi che questa esperienza ti stia rafforzando come persona e come appartenente al popolo ebraico?

«Ovviamente essendo un soldato ti senti più attaccato alla terra d’Israele. In questo senso dunque mi sento rafforzato, come uomo e come ebreo».

Come si vive la dimensione spirituale sotto le armi?

«La dimensione spirituale sotto le armi si vive in modo forse un po’ diverso dal normale. E’ anche vero che, in Israele, la religione ha una forte pregnanza nella vita in generale e, francamente, credo sia giusto così».

Cosa desidereresti per Israele?

«Io desidererei per la mia terra, la pace. Come tutti gli Israeliani del resto. Purtroppo però, il Mondo pensa che noi ebrei vogliamo la guerra e che ci piaccia perdere soldati di 18, 19 e 20 anni. Ma non è così».

Manifestanti palestinesi lanciano pietre (AFP)

Cosa ne pensi di una parte dell’ebraismo italiano fortemente critica nei confronti della politica e delle decisioni dello stato d’Israele?

«Il grande errore dell’ebraismo italiano è che si da credito a molti dei soloni che sparano giudizi, senza mai essere stati in questi posti. Ovviamente, non sanno esattamente come va qui la vita e come funzionano certi meccanismi».

Arriviamo a Ferrara. Sei mai stato al Meis? Cosa ne pensi dell’ attività del museo?

Sono stato varie volte al Meis (VIDEO). Penso che sia giusto avere un luogo del genere a Ferrara. Ritengo sia opportuno ampliarlo :serve a rafforzare il legame tra la città e la comunità ebraica».

Qual’è il tuo messaggio per i giovani e, in particolare, per i giovani ebrei italiani?

«Il mio messaggio è che tutti i giovani ebrei dovrebbero seguire il mio esempio e servire nell’IDF. In generale, gli ebrei italiani dovrebbero venire più spesso in Israele per capire tante cose. Un dato molto importante è che, ogni anno, cresce sempre di più il numero di ebrei che vengono a servire nell’IDF e sono ebrei che provengono da tutto il Mondo».