Ferrara, caccia al killer di Budrio, il mistero del telefonino

Indagini sulla scatola trovata ad Argenta. "Stiamo ricostruendo il codice, potrebbe dirci tante cose"

Ezechiele Norberto Feher, una delle indentita' di Igor Vaclavic

Ezechiele Norberto Feher, una delle indentita' di Igor Vaclavic

Ferrara, 9 maggio 2017 - Gli inquirenti ne sono convinti: quella scatola del telefono, con il codice Imei (l’identificativo di ogni apparecchio) portata alla luce il 3 aprile nella zona rossa, avrebbe a che fare con Norbert Feher. Poche, ma sibilline parole, arrivano da un militare: «Stiamo cercando di ricostruire quella serie numerica, ma non è facile».

Quella scoperta il 3 aprile è una delle prime ‘tane’ vissute da chi, fino a qualche settimana fa, era conosciuto con il nome di Igor Vaclavic. Un luogo nella zona boschiva di Argenta, proprio dove il killer si nascondeva da anni spuntando volta per volta per commettere qualche rapina, prima con arco e frecce, poi con pugnali e fucile. In quel bivacco – come già anticipato dal Carlino – il fuggitivo avrebbe lasciato tracce evidenti, a partire da una maglietta, due camicie, addirittura una cravatta. Oggetto, quest’ultimo, che Norbert/Igor amava spesso indossare con abiti scuri come mostrano i numerosi selfie pubblicati sul suo profilo facebook.

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WIKO. Poi quella scatola di un telefonino Wiko con il codice Imei di 15 cifre grattato via. «L’apparecchio – confidano gli inquirenti – potrebbe dirci tante cose». Anche portare dritti alla pista dei possibili complici; chi, subito dopo l’omicidio di Davide Fabbri a Riccardina di Budrio il primo aprile, potrebbe averlo aiutato.

Nei giorni scorsi sono state effettuate verifiche nei negozi tra Ferrara e Bologna dove viene venduta la marca Wiko. Il cellulare, inoltre, potrebbe essere lo stesso utilizzato il 29 marzo durante l’aggressione di Consandolo (l’episodio, formalmente, non è stato ancora formalmente attribuito al serbo). «Sì, – disse la vittima al Carlino il 3 aprile – l’ho sentito parlare con un’altra persona alla quale ad un certo punto ha detto: ho preso la pistola della vigilanza Securpol».

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FAMIGLIA. Intanto, ad un mese dalla morte di Valerio Verri, la famiglia attende ancora la restituzione degli effetti personali della guardia volontaria. Proprio ieri il pm Ciro Alberto Savino ha dato parere favorevole all’istanza di dissequestro presentata dall’avvocato Fabio Anselmo. «Ci hanno chiamati in caserma – spiega Francesca Verri, la figlia – per dirci che il cellulare non era più tra gli effetti personali lasciati da nostro padre sull’auto della polizia provinciale. E ci è stato detto che non potevamo averlo subito perché era stato richiesto dai carabinieri e che la consegna sarebbe stata rimandata a domani (oggi, ndr). Ce ne chiediamo il motivo. Siamo perplessi. Cosa interessa per prendere Igor il cellulare privato di nostro padre, già in loro possesso da un mese?».

Così l’avvocato Anselmo: «Posso comprendere il dolore della famiglia e le loro perplessità di fronte a una situazione un pochino eccentrica nell’ambito della quale non ha responsabilità la procura che ha risposto immediatamente».

n.b.