La Certosa diventa un museo a cielo aperto

Da ieri al 6 novembre nei quattro archi del cimitero monumentale saranno esposti dodici lavori del fotografo Michele Balugani

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L’eterna bellezza e la manutenzione della memoria come testimonianza della trasformazione dei cimiteri in musei. La Certosa diventa spazio di esposizione di opere che, come specifica l’assessore alla Cultura Marco Gulinelli, "travalicano il senso classico di piattezza della fotografia per far emergere la tridimensionalità e la ricerca del silenzio". Da ieri e fino al 6 novembre, nei quattro archi del cimitero monumentale della nostra città, sono infatti esposti dodici dei lavori di Michele Balugani. Una dozzina di immagini scelte tra più di un centinaio di scatti che lo stesso fotografo ferrarese classe 1955 ha realizzato in oltre tre anni di lavoro e che ha racchiuso in un volume, ormai da collezione. La Certosa, dunque, si trasforma in un museo a cielo aperto, in cui Balugani gioca con il chiaroscuro e la morbidezza della luce per arrivare a de-macabrizzare i volti delle statue angeliche, dando loro nuovi significati, quasi pittorici. A spingere l’artista a intraprendere questo viaggio è "il grande amore che provo nei confronti di questo luogo" spiega in prima persona. "Per i ferraresi questo non è un semplice cimitero, ma un vero e proprio monumento – incalza – e ho cercato di valorizzarlo". La mostra – promossa da Asce in occasione della settimana alla scoperta dei cimiteri europei 2022 e organizzata da Holding Ferrara – è visitabile gratuitamente e funge, come detto, da primo passo di una rivalutazione di quella porzione di città. "Promuoviamo questi spazi anche a livello turistico – sottolinea, in tal senso, Luca Cimarelli, amministratore unico di Holding – ma sempre salvaguardandone l’identità". Il cimitero, dunque, perde l’aurea di gotico, paura e tristezza per assumere i connotati di sede storica, artistica e culturale. Il visitatore è chiamato, anche grazie a ‘Oltre’, ad apprezzare il complesso, provando la stessa emozione che ha travolto lo stesso Balugani nel fotografare le statue. Volti che sembrano esprimere dubbi e interrogativi su ciò che vi è (o non vi è) dopo la morte. Il fotografo, per questo, cerca di far capire a chi li osserva che "la vita non termina qui, ma c’è qualcosa oltre, ovvero la consapevolezza dell’esistenza di Dio". Non si è soli, dunque, nemmeno dopo l’ultimo respiro. Un angelo è lì, pronto a tendere la mano. Le statue, ad un primo sguardo pietrificate dal dolore, grazie al sapiente uso della luce dell’artista, tornano ad avere un’anima. Una mostra impattante, apprezzata anche dal critico (nonché presidente della Fondazione Ferrara Arte) Vittorio Sgarbi, che giusto ieri mattina si è soffermato a più riprese sia davanti alle immagini, sia nella lettura dei totem esplicativi installati nei quattro archi. Questa iniziativa, come già ripetuto in più occasioni, si inserisce in un articolato lavoro di riqualificazione e valorizzazione del luogo, portato avanti già da diversi mesi dalla Holding. Se la Notte Rosa dell’anno passato fu salutata con un concerto all’alba, quella in arrivo non sarà da meno: la Certosa, infatti, sarà nuovamente teatro di uno spettacolo i cui dettagli, al momento, rimangono però segreti.

Matteo Langone