La città rivive la lunga notte del ‘43 "Anche oggi tante vittime dell’odio"

Eccidio del Castello, fiori e sagome per ricordare gli antifascisti uccisi: "Grazie a chi seppe dire di no"

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di Ruggero Veronese

La solennità e il rigore delle celebrazioni storiche, ma anche l’informalità e la curiosità che a volte scatta tra persone e generazioni molto lontane. È stata una mattinata di incontri, racconti e scambi di opinioni quella dedicata alla commemorazione dell’eccidio fascista di fronte al Castello Estense, che ha visto la partecipazione di istituzioni, corpi militari, comunità ebraica, associazioni partigiane e, soprattutto, di un gran numero di studenti delle scuole superiori ferraresi.

Alcuni di loro all’arrivo conoscono già bene i drammatici fatti del 1943, altri invece scoprono sul momento quello che accadde 79 anni fa: "Quella notte i fascisti avevano rastrellato la città e arrestato 74 persone – spiega ai compagni una studentessa del liceo Roiti –, e di fronte al Castello ne hanno fucilate undici". Una vicenda ripercorsa dal rabbino capo di Ferrara, Luciano Caro, che dopo aver depositato una corona di fiori sulla lapide per i caduti ha recitato una preghiera "per chi ancora oggi in tutto il mondo è vittima di fanatismo, violenza e guerra". Un richiamo ai problemi del presente che si ritrova anche nelle parole dell’assessore alla Cultura Marco Gulinelli, che parla della "memoria come strumento per prevenire la violenza. Questo momento è importante soprattutto per i più giovani, che hanno la possibilità di scoprire il nostro passato e la storia che erediteranno. Le verità sugli orrori che sono stati commessi devono sempre essere rimarcate, per evitare che si ripresentino tra le nuove generazioni".

L’assessore ringrazia la comunità ebraica e "tutte le persone che si sono opposte e hanno saputo dire di no", ma anche chi ha trasmesso e portato avanti le testimonianza sul dramma, citando Florestano Vancini, Pier Paolo Pasolini e Giorgio Bassani "che nelle loro opere hanno descritto l’orrore e l’efferatezza di un evento spaventoso". Gli studenti presenti dal canto loro hanno partecipato alle celebrazioni in modo piuttosto attivo, con diversi giovani fermi a chiacchierare con alpini, partigiani e con lo stesso assessore Gulinelli al termine dei momenti più formali.

Tra le testimonianze più dirette quella di Sergio Del Monte, 86 anni e "sopravvissuto alla Shoah quando ero bambino, grazie ai miei genitori che mi hanno mandato a Roma". Ma sul posto non mancano anche le ‘nuove leve’ delle associazioni partigiane e degli alpini, che pur non avendo vissuto in prima persona gli anni della guerra si impegnano "a mantenere vivo lo spirito alpino e la voglia di riunirsi, anche se l’età media ovviamente oggi è più alta – raccontano tre alpini che hanno partecipato alle celebrazioni per l’anniversario dell’eccidio –. Ma una volta che hai questo cappello in testa, non te lo togli più".

Tra il pubblico delle celebrazioni anche un gruppo di rappresentanti e militanti del Partito Democratico locale, con il capogruppo in consiglio comunale Francesco Colaiacovo ad affermare che "questa città ha sperimentato una pagina buia della storia, in cui si parlava di ‘ferraresizzare’ l’Italia".

Ma i ferraresi, ha aggiunto, "sono stati capaci di reagire, e attraverso il movimento partigiano hanno contribuito a liberare l’Italia. È una lezione che va trasmessa alle nuove generazioni, ricordando sempre che la nostra nazione nasce dall’antifascismo e si fonda su una Costituzione antifascista".