
Le parole commoventi della ragazza: "Ringrazio la vita che me l’ha fatto conoscere. Fiera di lui". Un amico arrivato da Londra: "Era unico". L’ex titolare dell’edicola: "L’ho visto giocare e crescere" .
I capelli biondi, il viso acqua e sapone, una maglietta nera, una paio di jeans. Arianna Lovato è la cugina di Alessandro, sale il gradino di marmo. Va dietro il leggio. "Vorrei ringraziare tutti per essere venuti", dice, poi la commozione le impedisce di andare avanti. Si sistema una ciocca scesa sulla fronte, cerca di trattenere le lacrime.
"Mio cugino era una persona fantastica, era per me come un fratello. Con lui parlavo, mi confidavo, chiedevo consigli che lui sapeva darmi. Sempre. Sono fiera e proverò nella mia vita di essere simile a lui". Una pausa. Attorno a lei il silenzio, il papà di Alessandro sembra piegarsi su sé stesso. Non vuole credere a quello che è successo. Arianna si fa di nuovo forza, la sua voce risuona ancora, arriva fino alla porta, aperta, là in fondo, il piazzale vuoto. "Era sempre gioioso, portava la luce, grande la sua voglia di sapere, di conoscenza. La sua vita era a Londra. Ma, anche se non lo vedevo spesso, ogni volta che dovevo parlare con lui ebbene lui c’era sempre. Provo, sento un vuoto enorme e non posso smettere di ringraziare la vita per avermelo fatto conoscere, il suo grande amore per la vita". Il sindaco Andrea Baldini ha dichiarato il lutto cittadino. Il paese di Argenta si è fermato per dire addio – un segno di vicinanza, un simbolico abbraccio – ad un figlio. Tutta la comunità si è unita al dolore di un padre e di un madre che saranno e si sentiranno più soli. A quasi tre mesi dall’orrore, i familiari hanno potuto finalmente dare il riposo ad un giovane martoriato; quelli che sono stati studenti con lui salutare un amico che non c’è più. "Resterai sempre nel ricordo di quanti ti vollero bene ed a tutti quelli che ti conobbero e stimarono perché rimanga vivo il tuo ricordo", si legge dietro la foto, una camicia bianca con il colletto aperto, gli occhiali, un sorriso che i genitori hanno voluto lasciare nei santini, su un tavolino a fianco dell’ingresso della chiesa. In tanti si fermano, mettono la loro firma, la foto nel taschino, riposta gelosamente nelle borsette.
Marcio Junji Sono, un ragazzo, è arrivato da Londra, voleva esserci, per l’ultimo abbraccio. "Era un amico. Ci conoscevamo da tanto tempo, era la persona migliore del mondo. Era unico", dice poche parole, frasi in inglese, poi in italiano, per farsi capire. E’ seduto su un muretto, vicino all’ingresso del cimitero. Sotto choc. Alfeo Coatti, 72 anni, è stato per una vita l’edicolante di Longastrino. "L’ho visto crescere, lo ricordo bambino mentre giocava davanti al negozio, in strada, con mia figlia. Insieme al gruppetto di ragazzini del paese. E’ una tragedia immensa, ancora non mi sembra possibile che la cattiveria umana possa arrivare a tanto. Poveri genitori, una famiglia distrutta". Una famiglia che non è stata lasciata sola. "C’eravamo tutti al funerale, in tanti, per provare con il nostro affetto, la nostra vicinanza a dare loro la forza di alzare la testa, di andare avanti". Nel ricordo di un figlio.