La foresta di bambù che nasce dietro casa

Da Portomaggiore a Gaibanella, si espande la società che ha creato le piantagioni in grado di ’mangiare’ anidride carbonica

La foresta di bambù che nasce dietro casa

La foresta di bambù che nasce dietro casa

di Mario Bovenzi

Nessuno è profeta in patria, nemmeno il bambù. Nemmeno chi ha avuto l’idea e lo produce. "È bizzarro che Portomaggiore e i suoi cittadini abbiano scoperto la coltivazione di bambù che avevano vicino a casa grazie ad un servizio di Striscia la Notizia". A parlare è Mauro Lajo, amministratore delegato di ‘Forever Bambù’. C’è lui dietro quella foresta che cresce a Ripapersico e Quartiere, frazioni di Portomaggiore. C’è ancora lui dietro l’espansione che questa coltivazione, assolutamente green, è destinata ad avere nei prossimi mesi, nei prossimi anni nella nostra provincia. Annuncia Lajo: "Ci espandiamo, presto saremo anche a Gaibanella".

E’ solo una tappa di un’avventura nata sull’onda di quei germogli, così delicati nei primi anni di vita, così multitasking – possiamo adottare questo termine – quando le piante sono adulte. Più o meno nell’ordine, anche se non è facile viste le infinite qualità di queste foreste di canne. Il clima è folle, i polmoni verdi a rischio. La prima dote, è in grado di assorbire 36 volte più CO2 rispetto ad ogni altra pianta. Un gigantesco polmone verde che migliora la qualità dell’aria del territorio, dietro casa. Ancora. Il versatile bambù può essere utilizzato per produrre moltissimi oggetti. Tra questi, fibre tessili, bioplastiche e materiali innovativi per la bioedilizia, sostituendo materiali inquinanti e processi di produzione ad alto impatto. Canne e foglie declinano la parola ecosostenibile in tutte le sfumature di verde. Un po’ di numeri. Il bambuseto di Ripapersico conta 8.000 piante madri – il dato è riferito all’aprile del 2016 – su una superficie di 65mila metri quadri. Siamo all’oggi, crescono tra quella lussureggiante vegetazione dal sapore un po’ orientale 500-600mila piante. Altezza media – qui bisogna alzare gli occhi al clielo – 8-10 metri. Con punte di 12 metri. Insomma, dei giganti nella pianura padana. Un colpo d’occhio, uno spettacolo della natura che appare all’improvviso tra i campi di grano, bietole e mais. Mauro Lajo spiega come si muove e opera la sua società. "Alcune piantagioni nascono dal nulla, su terreni che acquisiamo e lavoriamo. In alcuni casi invece ci facciamo avanti verso aziende agricole magari di piccole dimensioni, che diventano così nostre socie nella produzione del bambù. Il prossimo appezzamento, per fare un esempio, sarà a Gaibanella e si estende su una superficie di cinque ettari". Un po’ come è successo a Portomaggiore, nel 2022 due società si sono fuse con l’azienda leader. I 15 pionieri sono divenuti soci di ‘Forever Bambù’, prima iniziativa 100% made in Italy che recupera terreni abbandonati, li lavora e li coltiva. Forever Bambù è diventata dal 2021 Società Benefit, riunendo 29 società agricole di cui 7 start up innovative per 250 ettari, piantumati con 198mila piante, con la partecipazione di oltre 1650 soci provenienti da tutta Europa. Nel 2022 Forbes l’ha inclusa tra i campioni della sostenibilità nel numero di dicembre. Dopo anni di campagne di crowdfunding e oltre 32 milioni di euro di capitale sociale versato, Forever Bambù ha intenzione di intraprendere la strada per la quotazione in Borsa. Sarà così la prima società di creazione di foreste a scopo industriale a valutare questa strategia di crescita. Con il pollice verde.