"La musica sia veicolo di pace Il concerto? Dedicato alla mia terra"

La violinista ucraina Anastasiya Petryshak, il 26 marzo al Nuovo: "Il pubblico estense è molto caloroso"

Migration

di Laura Guerra

Anastasiya Petryshak è tra le violiniste più celebri e affermate in Italia e all’estero. Proprio in virtù del suo talento è stata soprannominata ’ragazza degli Stradivari’. È arrivata in Italia a 10 anni lasciando l’Ucraina, coltivando la sua grande passione per lo strumento e dando vita a una carriera in continua ascesa, che l’ha vista anche al fianco di Andra Bocelli. Protagonista nei più grandi teatri mondiali, il 26 marzo sarà anche al Teatro Nuovo di Ferrara per una serata che dedicherà alla sua terra ferita. Una giovane artista che parla di ciò che prova ora davanti alle immagini dell’Ucraina in guerra e della sua musica, ma anche di chi vuole cancellare la cultura russa.

A Ferrara farà risuonare la magia del violino. Che repertorio proporrà?

"Eseguirò il Concerto n.3 di Mozart e la Romanza n.2 di Beethoven. Composizioni sublimi".

Sarà uno spettacolo che dedicherà alla sua Ucraina o anche agli italiani e ferraresi che in questi giorni stanno manifestando contro la guerra?

"Questo concerto nasce per i ferraresi che sono sempre stati molto calorosi e accoglienti nei miei passati concerti. Dopo gli ultimi avvenimenti però non si può non pensare all’Ucraina e a ciò che sta succedendo nel mondo. Suonerò quindi per tutti coloro che credono nella pace".

Che sentimenti prova oggi a salire sul palco e suonare? È cambiato il sentimento rispetto a prima?

"Sicuramente è cambiato qualcosa, non è possibile sentirsi uguali con tutto ciò che sta succedendo. Trovo ancora più importante salire sul palco oggi, fare musica, generare bellezza e armonia. Il mondo ha bisogno di arte e cultura oggi più che mai".

Suonare ed esibirsi le permette di non pensare al dramma, anche se solo per qualche ora, o la lega ancor di più alla sua terra?

"La musica per me è sempre stata un mezzo di comunicazione, è un linguaggio capace di parlare a tutti indipendentemente dal paese, cultura o tradizione. Suonare significa anche fare ordine nelle mie emozioni, soprattutto ora che c’è molta preoccupazione, paura per i miei famigliari rimasti in Ucraina. La musica mi permette di "liberare" tutte queste emozioni. Quando suono i brani dei compositori ucraini ho i brividi. Improvvisamente mi tornano in mente tutte quelle ore di studio passate nella casa di Ivano-Frankivsk, le lezioni con la mia insegnante Marta Kalynchuk, le difficoltà e soddisfazioni. Tutto questo lo voglio condividere con il pubblico. Nei miei prossimi concerti omaggerò alcuni compositori ucraini anche per mandare un messaggio di vicinanza a tutti quelli che soffrono per questa

guerra ingiusta".

Che messaggio dà col suo violino?

"Speranza, coraggio, resistenza e pace".

A proposito di repertorio, ci saranno anche brani russi o li ha cancellati?

"Penso che non sia colpa di Tchaikovsky, Shostakovish o Stravinskij. Non dobbiamo confondere le cose altrimenti si rischia di fare peggio. La cultura ha diritto di continuare a vivere e a farci del bene".