FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

La nuova vita di Casa Lea: "Ambulatorio per bambini"

Il progetto è stato presentato dalla cooperativa ’Le Dita’ all’amministrazione. Il fondatore Orlandi: "Io, ragazzo con problemi, a disposizione della comunità".

La nuova vita di Casa Lea: "Ambulatorio per bambini"

Casa Lea (Laboratorio esplorazione ambientale). edificio storico di Pontelagoscuro

Casa Lea potrebbe avere una seconda vita come centro medico educativo pediatrico. È questo il progetto elaborato dalla cooperativa ‘Le dita’ in collaborazione con l’associazione ‘Sos Dislessia’.Una delibera di giunta concederebbe già la struttura alla cooperativa. Ora, l’amministratore delegato e fondatore de ‘Le dita’, Giacomo Orlandi – 26anni – ha scelto di parlare col Carlino per raccontare il progetto del Centro che sorgerà all’interno di uno degli stabili individuati dal piano di riqualificazione presentato dal Comune e assegnatario di risorse Pnrr. I lavori, dovrebbero partire a settembre.

Orlandi, dal buio alla luce: Casa Lea è stato scelto dall’amministrazione come uno degli immobili da riqualificare grazie al Pnrr - il piano è di circa tre milioni di euro – e ora viene resa nota questa destinazione d’uso. Come le è venuta l’idea?

"La nostra cooperativa si occupa da sempre di problematiche legate alla crescita dei ragazzi e di disabilità più in generale. Al momento ci siamo occupati sempre della fase socio-educativa di questo frangente. Ora, con Casa Lea, abbiamo scelto di realizzare un poliambulatorio e di occuparci anche del comparto socio-sanitario, cercando di dare una copertura su diversi ambiti: dalla fisioterapia ai disturbi alimentari, passando per la neuro psichiatria. L’idea? Beh, è venuta a me essendo io una persona con problemi legati all’apprendimento".

Di che struttura stiamo parlando?

"L’idea è quella di realizzare un centro che non vada in competizione con il sistema sanitario locale, ma che invece ne rappresenti un supporto. Tant’è che il nostro obiettivo è quello di essere i promotori di una rete virtuosa che contemperi il nostro centro, le strutture legate al sistema sanitario e il mondo dell’associazionismo che, in particolare sulle disabilità, svolge un lavoro preziosissimo".

Quante figure professionali immagina di introdurre nella Casa Lea che verrà?

"Ci immaginiamo un centro che faccia lavorare tra le 18 e le 24 unità di personale, nei diversi ambiti, a rotazione. E, tra l’altro, ci impegneremo affinché il costo delle prestazioni sia calmierato e il più possibile aperto a tutti".

Non è facile garantire un servizio di qualità a prezzi contenuti.

"No, è una bella sfida infatti. Però proprio per questo cercheremo l’appoggio di enti, finanziatori e fondazioni che credono in questo progetto e che siano pronte a investire sulla nostra struttura. Che equivarrà a investire sul futuro del nostro territorio e ad assicurare ai più giovani – in particolare a quelli con difficoltà – percorsi di cura adeguati e di livello".

Quale sarà il target di pazienti a cui vi rivolgete in termini di fasce d’età?

"Direi tutte le fasce d’età da zero fino ai diciotto anni".