‘La pietra e l’idea’: Tresigallo Il vero volto di una cittadina

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"Vogliamo raccontare Tresigallo, dal punto di vista storico e scientifico, con la massima obiettività: una città a lungo ostracizzata e considerata fascista per la sua architettura, quando invece è stata mescolata la corrente razionalista con il fascismo, che a Tresigallo hanno coinciso". L’importanza e la difficoltà di muoversi sul sottile filo dell’obiettività, annichilendo la retorica per mezzo della ricerca scientifica, lo si intuisce dalle parole del direttore dell’Istituto Italiano di cultura di Parigi, Diego Marani. Di questo Tresigallo è stata vittima. Di facili qualunquismi, che pongono il segno uguale tra il razionalismo architettonico e il regime fascista. Su questi temi si sviluppa la mostra, voluta dallo stesso Marani, che si inaugura oggi all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi: ‘La pietra e l’idea’, dedicata alla cittadina di Tresigallo. L’esposizione ripercorre la storia della costruzione di Tresigallo, con una sezione dedicata al suo fondatore, il gerarca fascista Edmondo Rossoni. Tresigallo costituisce un raro esempio di città di fondazione costruita in stile razionalista perfettamente conservata. Nella sua architettura e nella sua struttura urbanistica si può leggere ancora oggi il progetto politico del fascismo e più precisamente di quella corrente ideologica rappresentata da Edmondo Rossoni, ex anarco-sindacalista, ideatore delle corporazioni dei lavoratori. "Tutto questo – prosegue Marani – si vede nella mostra. L’attenzione al lavoro e allo spazio pubblico, che è anche strumento di controllo sociale. Tresigallo, così, viene presentata nella sua complessità". La mostra prevede anche una selezione di esempi di architettura razionalista di Latina e di Asmara, evidenziando la diffusione di uno stile che ha caratterizzato un’epoca. ‘La pietra e l’idea’ è curata dalla storica Antonella Guarnieri, con la collaborazione dell’architetto Barbara Pensa e del collezionista Giacomo Ferrari e gode del patrocinio del Comune di Tresignana. Guarnieri si è destreggiata tra diversi archivi, lavorando con l’esperto Mauro Merlanti, con Benito Mazzini, il figlio, Giacomo Mazzini, e con la famiglia Piccoli. La mostra, secondo la storica, porta avanti il concetto di "complessità dei momenti storici e di come le idee continuino a vivere e ad essere libere, nonostante nelle dittature ci sia sempre chi vuol cercare di controllarle". È il caso del razionalismo: "la corrente nasce prima del fascismo, che poi se ne appropria, ma alla fine sopravvive fino agli anni Settanta, divenendo un ponte per il futuro".

Francesco Franchella