
Ieri mattina, alle 4, è partito l’agribus con a bordo 50 braccianti stranieri diretti nelle campagne "Il viaggio è gratis, così non dovremmo più pagare 200 euro al mese. Il pizzo alla rete dei criminali".
E’ il primo ad arrivare nella stazione di Portomaggiore, nel buio delle tre del mattino, con la bici e la pettorina catarifrangente. C’è la fermata, il piazzale è deserto. Lega la bici, guarda gli orari. Dovrà aspettare almeno una mezz’ora Issan Afiz, il sorriso che racconta una terra, il Ghana. "Sono qui perché anche mio fratello vive a Portomaggiore. Ho una casa in affitto a Runco", e mostra quasi con orgoglio quella tesserina. Il suo futuro nelle serre della Fri-El Green House. Forse non sa che sta scrivendo la storia, primo alla fermata dell’agribus, la corriera contro il caporalato che porta i braccianti stranieri nei campi. Lui andrà a San Giovanni d’Ostellato, la linea è quella rossa.
Prima corsa ieri, tre corriere, tre linee di colore rosso, giallo e blu nei fari che ancora spazzano l’oscurità, a bordo 150 braccianti. Un progetto al quale hanno lavorato da mesi, in tanti. E’ ancora lontana l’alba quando nel piazzale arrivano il prefetto Massimo Marchesiello, Annalisa D’Angelo, direttrice dell’Inps, e Dario Bernardi, sindaco di Portomaggiore, paese in prima linea, l’ombra lunga del caporalato negli alloggi, nei permessi di soggiorno, nel trasporto. La stazione si anima, il clima della festa, la gioia di aver messo a segno un’impresa. Stringe le mani Luca Simoni, direttore dell’Ente bilaterale agricolo provinciale Favlaf-Ebat, sono stati loro a mettere sul piatto 125mila euro. Il prossimo anno ci penserà Roma. Giovanni Grandi guida i bus da 40 anni. "Prima Acft, poi Atc e Tper. Adesso con l’impresa ’La Valle’". Il nome impresso sulla fiancata. Stazione di Portomaggiore. Arriva anche l’altro bus, i fari allontanano un po’ di più la notte. Fabrizio Berto, una vita al volante. "Sì, ho portato già i braccianti nelle aziende", spiega. E’ la linea blu, Portomaggiore, Lagosanto e Codigoro. Un po’ di chilometri prima di arrivare a destinazione, nei campi, tra i filari. I motori al minimo, fanno le fuse, pronti al balzo, davanti al muso la legalità. Quella in cui credono Ali Anas, Nawaz Ahaad e Afizal Mamuhammad, sono amici, vengono dal Pakistan. "Non abbiamo la patente. L’autobus ci offre la possibilità di lavorare". Fino all’altro giorno c’era chi pagava 200 euro, l’abbonamento ai caporali che ’offrivano’ il trasporto. A Portomaggiore – 2500 pakistani –, un posto letto costa 400 euro. Ancora un’auto sfila, parcheggia. E’ quella dei sindacalisti. Ci sono Dario Alba, Flai-Cgil Ferrara, Mirko Cavallini, della Uila-Uil, Milena Grassi, Fai Cisl. Un altro tassello del mosaico. Insieme alle associazioni agricole, le imprese, alcune delle quali simbolo del mondo delle campagne. Cammina nel piazzale Andrea Panzavolta, dell’agenzia regionale per il lavoro, si occupa dello sportello del centro per l’impiego di Portomaggiore. La rete del lavoro agricolo di qualità, Ami, con l’amministratore unico Aldo Tarricone. Altri tasselli del mosaico del riscatto. Su un bus ci sono due autisti. Marco Gavioli che conosce bene strade e paesi, farà qualche lezione al collega. Sono le quattro, un applauso rompe il silenzio. San Giovanni, si parte. Vite che ogni mattina si svegliano alle due per andare a lavorare, i volti dai finestrini, fanno vedere la tesserina, salutano. Non gli sembra vero. Le strade, non c’è nessuno. Prima tappa alla stazione di Ostellato, salgono in tre. Di nuovo le marce nel velluto del cambio, velocità di crociera. Lungo la strada ci sono quelli che sembrano fantasmi, ragazzi che corrono in bici, gilet catarifrangenti che svolazzano. Dieci chilometri, da Ostellato a San Giovanni, per guadagnarsi il futuro. Ossen Talin è davanti alla sbarra di Fri-El, oltre ci sono le serre, come astronavi. Vede la corriera arrivare, ancora il fiatone per quella volata ai pedali alle quattro del mattino. "Come si fa a salire su quel bus?", chiede. E’ stanco di rischiare la vita lungo il ciglio di una strada.