‘La scuola mobile’ nel saggio di Nistoro

L’autore insegna filosofia e scienze umane al liceo . Balzan di Badia Polesine e indica. un nuovo modello a cui ispirarsi

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"La scuola mobile" (ed. Cicorivolta) è un saggio prima individuale e poi collettivo, scritto da Mirko Nistoro (foto), docente di filosofia e scienze umane presso il Liceo Balzan di Badia Polesine: una critica costruttiva, con il contributo di alcuni suoi studenti - ex e nuovi - volta ad analizzare, con l’occhio del professore e con la voglia di chi vuole trovare una soluzione, il nostro sistema scolastico. Una riflessione di spessore, che tutti dovrebbero leggere: utile a chiunque ruoti intorno alla scuola e al suo ambiente, "La scuola mobile" è un saggio dinamico e innovativo, di un docente che vede la scuola in maniera diversa e alternativa all’assuefatto modus operandi del classico insegnante italiano.

Ci racconti brevemente del libro: quand’è nato?

"L’ho scritto quest’estate, mentre raccoglievo le opinioni dei miei ex studenti. Poi a settembre ho integrato con le opinioni di due studenti attuali: con i ragazzi ho sempre avuto un ottimo rapporto, emozionale e relazionale. Ma sono stato costretto a sviluppare questo aspetto, per me fondamentale, al di fuori della scuola: ad esempio, lo scorso anno ho portato una classe ad una mostra, a Bologna, ma l’ho fatto nel pomeriggio. Vede: viaggiare, mangiare, osservare quadri insieme...è fondamentale. La didattica non è solo spiegare Nietzsche o Freud: l’educazione si fa attraverso la relazione, ma è un tipo di didattica che appartiene ad altri paesi. Non al nostro".

Altri paesi, tipo?

"Tipo i paesi scandinavi, i licei americani...ma anche la Scuola aristotelica, i Peripatetici: una comunità scolastica all’aperto. Il nostro è un modello scolastico molto chiuso e solo intellettuale: l’aspetto creativo, relazionale e sociale è messo ai margini. Ovviamente, nel libro parlo di tutto questo in una prima parte, poi si passa a una seconda parte, dove do voce ai miei studenti e alle loro opinioni: diciamo che l’inizio è saggistico e poi diviene costruttivo".

Perché ‘scuola mobile’?

"Perché si oppone alla ‘scuola immobile’ gentiliana: un sistema, quello gentiliano, che riflette le forti differenze sociali. In Italia, le espressioni creative sono sviluppate quasi sempre al di fuori della scuola, sono extra scolastiche: si crea una frattura tra chi se le può permettere, perché hanno un costo, e chi no. L’hanno riscontrato anche i ragazzi, con un linguaggio più spontaneo: hanno individuato il problema nella mancanza di potersi esprimere. Ad esempio, voglio fare il cantante? Devo farlo al di fuori della scuola. Nessuno sa della mia attitudine e il mio talento rimane inespresso".

Francesco Franchella