’La strage dei capannoni’, nessuna responsabilità per i progettisti

La violazione delle norme di sicurezza ha portato alla condanna definitiva per l’indagine Tecnopress

Era stata definita la ‘strage sotto i capannoni’: quattro operai morti nel Ferrarese il 20 maggio 2012, 17 nel Modenese una decina di giorni dopo, il 29. Nel Ferrarese, il terremoto fece crollare i capannoni delle aziende Ursa di Stellata di Bondeno, Tecopress a Dosso e Ceramica Sant’ Agostino: durante il turno al lavoro notturno, la ‘sciabolata del sisma arrivò alle 4.04, intensità 6.1 scala Richter, accelerazione di 0.3 G, ad indicare la velocità di spostamento del terreno: accelerazione del 30 per cento della forza gravità - diranno i tecnici - mentre fino ad allora al massimo si registrò un 12%.

Fu un terremoto violentissimo, causato dall’incrocio di eventi anomali, mai avvenuti prima, per cui nessuna normativa prevedeva questa concomitanza per la stabilità e la sicurezza delle strutture dei capannoni: quella sciabolata che sommava un sisma sussultorio (su e giù) e ondulatorio (di lato) senza precedenti fece crollare travi e pilastri addosso agli operai. Ma inchieste e processi celebrati dal 2012 ad oggi hanno escluso - sia nel Modenese che nel Ferrarese - colpe e responsabilità tecniche e giudiziarie di progettisti e tecnici per i capannoni, e tutti sono stati archiviati e assolti nei vari procedimenti aperti. È rimasta aperta la questione sulla sicurezza sul lavoro: nel Ferrarese i giudici hanno individuato rilievi di natura penale per la violazione di misure di sicurezza all’interno delle aziende: per la morte alla Tecopress di Gerardo Cesaro, 51 anni, ex carabiniere prestato ai turni di notte e per andare in pensione il prima possibile, c’è stata l’unica condanna del titolare e del responsabile sicurezza: sentenza definitiva che ha sancito (giudice Vartan Giacomelli) palese violazione di norme di sicurezza e la mancanza di piano di fuga e di formazione e informazione al personale in caso di terremoto, sentenza che oggi è, di fatto, un precedente giudiziario. E che è stata la risposta all’impegno della Procura che ha poi seguito questa traccia negli altri due processi ferraresi: arrivando al patteggiamento dei vertici dell’azienda Ursa mentre per la Ceramica Sant’Agostino è pendente il processo in appello, sempre per violazioni di sicurezza.