
Marco Galan, morto a 58 anni a quindici di distanza dall’infortunio
Le esercitazioni non dovevano svolgersi nell’area della caserma dedicata all’accesso dei mezzi e questo "ogni vigile del fuoco lo sapeva". Tant’è che quel maledetto giorno le attività "iniziarono alla mattina in un altro punto", per poi spostarsi soltanto nel pomeriggio nel luogo in cui il pompiere Marco Galan rimase vittima dell’infortunio che gli costò la vita dopo anni di coma vegetativo. Sono, in estrema sintesi, le conclusioni della consulenza della difesa dell’ex comandante provinciale dei vigili del fuoco Michele De Vincentis, a giudizio per omicidio colposo in relazione a presunte violazioni in materia di antinfortunistica e difeso dall’avvocato Cosimo Zaccaria. Quella di ieri è stata l’ultima udienza del processo (la prossima sarà dedicata alla discussione) per la morte del vigile del fuoco, sopraggiunta nel dicembre del 2021, a quindici anni dall’infortunio e quando Galan ne aveva 58. Per De Vincentis, lo ricordiamo, questo è il secondo procedimento per quei fatti. All’indomani della tragedia fu infatti condannato per il reato di lesioni colpose, diventato poi omicidio (con conseguente nuovo giudizio) a seguito del decesso del vigili del fuoco, causato dalle ferite subite nel luglio del 2006.
L’udienza di ieri era programmata per ascoltare Maurizio Montalto, consulente della difesa che si è focalizzato su questioni di prevenzione e sicurezza sul lavoro. In realtà, tutto si è risolto nel giro di pochi istanti, dal momento che il tecnico si è limitato a confermare le proprie conclusioni e le parti non hanno avuto domande da sottoporgli. Ad approfondire gli aspetti emersi dalla consulenza è stato, a margine dell’udienza, l’avvocato Zaccaria. "Stando alle norme, il documento valutativo dei rischi deve essere compilato per i vigili del fuoco solo in relazione alle attività ordinarie – ha spiegato il legale –. Per tutta l’attività straordinaria o di manutenzione c’è invece solo un obbligo di formazione e informazione". In questi corsi di formazione, continua, "si diceva una cosa molto semplice: ogni tipo di attività di addestramento doveva essere svolta nell’altro piazzale e non in quello diedicato all’entrata e uscita dei mezzi. Infatti alla mattina l’attività era iniziata nell’altro piazzale mentre al pomeriggio gli operatori si erano spostati sull’altro lato perché c’era ombra". La tesi della difesa dell’ex comandante è chiara: "In quell’area non si svolgeva quel tipo di attività. E Galan, da vigile del fuoco esperto quale era, lo sapeva". Insomma, secondo la consulenza della difesa, l’esercitazione non doveva essere svolta in quel punto e chi se ne è occupato ne era a conoscenza. Il tecnico incaricato dalla difesa di De Vincentis era l’ultimo testimone della lista stilata per questo processo. La prossima udienza, dunque, salvo imprevisti vedrà la chiusura dell’istruttoria e l’inizio della discussione. La data fissata è quella del 2 dicembre.
La tragedia. Era il 26 luglio del 2006. Quel giorno Marco Galan stava svolgendo un’esercitazione nel piazzale della caserma di via Verga, utilizzando un verricello. In quel frangente, un furgone entrò nello spiazzo e trascinò un cavo metallico teso tra due mezzi, uno dei quali si spostò travolgendo il vigile del fuoco. Le ferite riportate lo ridussero in coma vegetativo, condizione nella quale rimase fino al dicembre del 2021, quando il suo cuore si fermò.
Federico Malavasi