VALERIO FRANZONI
Cronaca

"Laboratorio ittico. Così salveremo l’anguilla"

Sta muovendo i primi passi la proposta finalizzata alla salvaguardia dell’anguilla europea (specie a rischio di estinzione) e, più...

Sta muovendo i primi passi la proposta finalizzata alla salvaguardia dell’anguilla europea (specie a rischio di estinzione) e, più in generale, al recupero della biodiversità nelle Valli di Comacchio. Le associazioni di promozione sociale CittadinanzaAttivaEr, Consulta Popolare San Camillo e AvanguardiaCafè di Comacchio-Ferrara hanno incontrato i rappresentanti della giunta di Comacchio, dell’Università di Ferrara e l’ex presidente del Parco per illustrare le linee guida. "Durante l’incontro – riporta il professor Giovanni Gelli, coordinatore del progetto delegato dalle associazioni di promozione sociale –, si è discusso dell’importanza di favorire l’incremento di specie come l’acciuga e l’acquadella nell’ambiente vallivo, nonché dell’esigenza di avviare uno studio sulla presenza del granchio blu. In particolare, il confronto ha riguardato sia l’eventuale utilizzo di quest’ultimo come risorsa sia il suo possibile contrasto ad opera dell’orata". Dal dibattito è emersa la necessità di istituire a Comacchio un laboratorio ittiologico, dove sperimentare sia lo svezzamento delle ceche sia la riproduzione artificiale dell’acquadella e dell’orata.

"Tra gli obiettivi del laboratorio, oltre alla conservazione e allo studio delle specie – prosegue Gelli –, c’è anche quello di formare giovani operatori che in futuro possano gestire l’impianto in modo autonomo e renderlo uno spazio di divulgazione e didattica. Una particolare attenzione è stata rivolta a Valle Campo, la cui gestione è più complessa e necessita di un approfondito esame, anche in collaborazione con il Parco del Delta". Come ricordato dallo stesso Gelli in un precedente intervento, Valle Campo rappresenta un habitat unico che merita di essere tutelato e valorizzato. Per quanto riguarda l’area degli ex impianti intensivi SiValCo, "ridotti a un cumulo di macerie" – come ricordato dal coordinatore del progetto – "sembrerebbe che – al momento della liquidazione della società – l’area sia stata intestata alla Regione Emilia-Romagna, nonostante una parte di essa fosse stata in precedenza ceduta dal Comune alla Regione in diritto di superficie trentennale. "Anche su questo aspetto – conclude – si ritiene necessario un ulteriore chiarimento".

Valerio Franzoni