"Non è certamente una soluzione, ma vuole essere un contributo ad affrontare la piaga biblica che si è abbattuta sulla economia gorese, comacchiese e nel vicino Veneto che si chiama granchio blu. Un segnale e un principio di risposta, sia per aiutare i nostri molluschicoltori, ma anche per trovare nuove proposte da offrire al mercato". Lo dice soddisfatto Luca Bergamini presidente della Effelle di Bosco Mesola che, con la polpa di granchio in vaschetta, presentata in varie ricette, è risultato il prodotto selezionato Ipls Award 2024 e premiato in Fiera Marca e alla gemella Marca Fresh a Bologna, come una tra le maggiori novità. Una società che presiede assieme ai soci goresi Raul e Franco Costantini, fondata nel 2001 dalla ventennale esperienza nel commercio di prodotti ittici. Che si è trasferita quindici anni dopo nel nuovo sito di oltre 3mila metri quadrati con 25 occupati. "Siamo stati i primi in Italia – sottolinea Bergamini – a proporre molluschi in vaschetta in atmosfera protettiva. Per noi innovazione e ricerca sono fondamentali. Col granchio blu abbiamo dato in un primo momento la gestione del vecchio capannone ad un gruppo di uomini e donne che estraggono la polpa del crostaceo, che poi ce la consegnano già cotta e pulita. Si pensi che per ottenere un chilo di polpa servono una quindicina di chili di granchi, abbiamo diverse soluzioni da proporre al mercato che vanno dalla cassa da 3 di freschi e tagliati, nello stesso giorno. Poi quello al naturale o con due tipi di condimento, i 300 grammi di polpa, rigorosamente lavata a mano, e la novità – continua il presidente Luca Bergamini – rappresentata dai 150 grammi che sono contenuti in quattro capienti carapaci di granchi, solo da mettere in forno". Si tratta ancora di un prodotto con costi medio alti proprio per la complessa e articolata preparazione, che necessità di tanta manodopera. "Tuttavia – riprende Bergamini – sta riscontrando un ottimo consenso tra la grande distribuzione e la ristorazione ovviamente quella di qualità. Credo si stia lavorando per trovare macchine che sostituiscano il lavoro dell’estrazione della polpa dal granchio, anche se ancora non c’è nulla di veramente efficace a livello industriale. Per saggiare il mercato abbiamo prima fatto una prova con una produzione a costi molto contenuti, senza nessun guadagno, ma dopo questa fase – precisa ancora – da imprenditori o abbiamo un margine anche per tutelare l’occupazione delle nostre maestranze oppure non avremmo continuato". Il costo è quindi medio alto. "Tuttavia siamo fiduciosi del suo potenziale, perché fa parte della nostra filosofia quella di proporre un prodotto del mare, non in eccessiva quantità, ma di grande qualità. Servirà indubitabilmente una fase di "educazione e conoscenza" del consumatore, ma pensiamo che anziché farci mangiare dal granchio blu – conclude sorridendo – sia meglio che noi ci mangiamo il granchio blu".
CronacaL’alieno, un’occasione. Nel capannone nasce la ditta del granchio blu