Lamberto Leoni. "Io, ferrarese in Formula 1"

L’ex pilota di Argenta ha disputato cinque Gran Premi

Lamberto Leoni

Lamberto Leoni

Argenta (Ferrara), 17 marzo 2019 - Lamberto Leoni, nato ad Argenta nel 1953, ha preso parte a cinque Gran premi di Formula 1 tra il 1977 e il 1978 (Italia nel ’77, mentre nel ’78 Brasile, Argentina, Sudafrica, America). Poi è passato al mondo della motonautica.

Come è nata la passione per il mondo dei motori?

«E’ nata da bambino, seguendo quella di mio papà. Ho passato l’infanzia in collegio e lì è cresciuta la mia voglia di uscire e guidare le auto; poi, una volta fuori, ho iniziato a fare sul serio».

Chi era il suo idolo?

«Adoravo Ronnie Peterson. Una volta sono riuscito addirittura a gareggiare contro di lui: era il 1975 e lui venne a fare una gara in Formula 2. Io partivo dietro, mentre lui era in pole position, ma uscì di strada. Quando rientrò in pista me lo ritrovai davanti e gli stetti dietro per una ventina di giri. Imparai molto in quel frangente».

Come è arrivato in Formula 1?

«Nel 1977 correvo in Formula 2 con il motore Ferrari: un giorno mi arrivò una telefonata di John Surtees che mi chiese se ero disponibile a sostenere un test di mezza giornata a Brands Hatch. In realtà quella prova durò due giorni e alla fine Surtees mi concesse la possibilità di esordire in Formula 1, a Monza».

Poi quel Gran Premio d’Argentina del 1978 in cui si qualificò addirittura davanti a Pironi.

«E’ vero. La ricordo, comunque, come una gara normale: quando in pista abbassai la visiera del casco diventarono tutti avversari, uno uguale all’altro. In gara io cercavo di imparare sempre da tutti, magari stando in scia e guardando come guidavano».

In Formula 1 ha avuto anche amici?

«Nelle varie categorie ho conosciuto bene tanti piloti, come Jochen Mass, Arturo Merzario e Clay Regazzoni. Da quest’ultimo ho imparato molto: quando lui parlava, io stavo zitto e lo ascoltavo. Nonostante fosse molto bravo e famoso, era anche molto umile. Altri magari meno».

Come ha vissuto tutto questo la sua famiglia?

«Mia mamma non ha mai visto una mia gara dal vivo e nemmeno in televisione. Ogni volta che ero in pista aspettava solo che il telefono squillasse per sapere che era andato tutto bene».

Oggi cosa fa Lamberto Leoni?

«Vivo a Montecarlo e mi occupo del settore delle ‘classic car’. Ogni tanto do anche una mano ad un mio amico per alcuni corsi di guida sicura».

Segue ancora la Formula 1?

«Ci provo, guardo la partenza ma poi mi addormento. Pensi che quando c’è il Gran premio qui nel Principato io vado via. Il problema è che non è più lo sport che era un tempo: quando guidavo io c’era più spettacolo, sorpassi più veri, più contatti. C’erano più categorie, più auto in pista, più occasioni per poter emergere e costava meno. Oggi ci sono troppe regole e i piloti non rischiano più: è meno eccitante».

Ma una buona notizia c’è: dopo otto anni un italiano (Antonio Giovinazzi) è tornato in Formula 1.

«Gli faccio i complimenti. Se è riuscito ad arrivare fin lì significa che è davvero bravo. E’ bello, poi, vedere che guida un’Alfa Romeo».

Che consiglio si sente di poter dare ai giovani d’oggi?

«Sul mondo delle corse, sono onesto: pochi. Bisogna credere molto in se stessi, perché le possibilità di arrivare in alto sono poche e ci vuole anche molta fortuna. Sul guidare in generale, dico ai ragazzi di rispettare il codice: rischiare, in strada non ha senso».