"Lasciateci lo sport all’esterno, è vitale per noi"

Il presidente provinciale Balestra: "Una chiusura totale rischia di metterci in ginocchio definitivamente"

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FERRARA

Un nuovo lockdown rischia di mettere veramente in ginocchio il mondo sportivo ferrarese. Ma quanto costerebbe, in termini meramente economici, una nuova stretta all’attività fisica? A far luce su questo punto è Enrico Balestra, presidente provinciale Uisp, che guarda con paura ai prossimi mesi. La chiusura degli impianti sta, infatti, già avendo un impatto devastante sul mondo sportivo del nostro territorio. "Il costo medio giornaliero di una piscina piccola si aggira intorno ai 500 euro – specifica Balestra –, mentre per una grande può si arrivare anche a 2.500 euro. Una palestra piccola, invece, costa circa 300 euro al giorno (come un circolo di tennis o calcetto), mentre una grande poco oltre i mille. Il campo da calcio, invece, è quello più economico. Oltre a ciò, esistono anche costi non comprimibili, ovvero quelli che ‘resistono’ alla chiusura". Cosa si evince? Che diventa impossibile per questi impianti poter ospitare i pochissimi atleti nazionali. Gli unici, ad oggi, autorizzati ad allenarsi: "Le strutture vivono sui numeri legati all’utenza generale – sottolinea Balestra –. Un singolo atleta non garantisce la sopravvivenza dell’impianto". Parallelamente, la Uisp chiede di non vietare l’attività fisica all’aperto: "Un obbligo totale di uscire di casa, come successo a marzo – incalza Balestra –, sarebbe devastante. Se le società non possono nemmeno organizzarsi in spazi aperti, lo sport rischia davvero di morire". Ma c’è di più. Perché le chiusure dei mesi scorsi (e di questi ultimi giorni) stanno già pesando enormemente sulle casse delle società che gestiscono i centri: "Parliamo di centinaia di migliaia di euro – prosegue il presidente provinciale Uisp –: il Covid rischia di costare, per una piscina di grandi dimensioni, anche 500mila euro e per una palestra (sempre di grandi dimensioni) almeno 300mila euro". Ma l’emergenza sanitaria in atto potrebbe durare ancora a lungo. Così, mentre da una parte si lavora con il Ministero dello Sport, con la Regione e con i sindaci dei vari Comuni per cercare di ovviare, quanto possibile, a tali restrizioni, dall’altro si mettono in atto progetti innovativi. Come quello che dovrebbe prendere il nome di ‘O2’: "Bisogna difendere il diritto al movimento – conclude Balestra – e, come Uisp e società, lo faremo attraverso attività outdoor, ovvero all’aperto, e online. Tali servizi verranno organizzati aumentando la rigidità dei protocolli sanitari imposti dal governo, perché la salute viene prima di tutto. Ad ogni modo, quello che ci auguriamo è che questa situazione di crisi porti, concretamente, a riforme strutturali: non servono contributi a pioggia oggi, tanto domani il mondo sportivo tornerà ad essere in difficoltà. Solo con innovazioni importanti si potrà guardare avanti con tranquillità".

m.l.