Lavoro, irregolarità e sfruttamento "Caporalato, male da estirpare"

Ieri il convegno a Giurisprudenza organizzato dall’ateneo e dal centro studi l’Altro diritto. Il vescovo: "Trovare soluzioni"

Lavoro, irregolarità e sfruttamento  "Caporalato, male da estirpare"

Lavoro, irregolarità e sfruttamento "Caporalato, male da estirpare"

di Ruggero Veronese

Lo sfruttamento nel mondo del lavoro odierno è davanti agli occhi di tutti e può avere effetti molto gravi sulla provincia ferrarese, ma si presenta sotto forme molto diverse da quelle che spesso immaginiamo. E per riuscire a contrastarlo occorre mettere in dubbio alcune convinzioni consolidate. È questo uno dei concetti chiave emersi dal convegno sullo sfruttamento lavorativo alla facoltà di giurisprudenza, in cui è stata presentata la ricerca realizzata dall’Ufficio Legalità del Comune sul caporalato e gli abusi sul lavoro nel territorio ferrarese. Una relazione realizzata in collaborazione con l’ateneo e il centro di ricerca L’Altro Diritto che se da un lato conferma alcuni timori generalizzati sulle irregolarità più diffuse (come l’elevato rischio di sfruttamento nel mondo agricolo), dall’altro invita a uno sforzo di analisi per non banalizzare fenomeni molto complessi e interconnessi. Lo spiega chiaramente Michele Gigli di L’Altro Diritto, che mette in discussione il rapporto tra sfruttamento e fenomeni come il lavoro forzato o l’immigrazione irregolare. Secondo la nuova relazione infatti oggi i lavoratori entrano in una condizione di sfruttamento sempre più per scelta personale e senza alcuna coercizione fisica, e sono spesso immigrati comunitari provenienti da altri paesi dell’Ue o che hanno regolarizzato la propria permanenza in Italia. È il caso ad esempio di chi ha ottenuto l’asilo politico, uno strumento secondo Gigli "con un fine nobile, ma realizzato in modo poco adeguato" perché durante il periodo di tutela non consente di firmare contratti di lavoro: una restrizione teoricamente ‘umanitaria’ ma che consegna migliaia di lavoratori immigrati al circuito dell’irregolarità e a potenziali situazioni di sfruttamento. È per questo che la ‘normalizzazione’ della figura del lavoratore sfruttato dovrebbe sollevare ancora più allarme rispetto al passato: lo dimostra anche la nascita di veri e propri fenomeni e allarmi sociali come il "caporalato istituzionalizzato", ovvero la presenza di agenzie interinali e altri intermediari che in determinati settori (in particolare agricoltura, servizi domestici e facchinaggio) detengono il monopolio del mercato del lavoro. E possono di conseguenza dettare regole e livelli salariali nel territorio per interi settori.

Per arginare il problema, secondo la relazione, una soluzione deve passare dalle istituzioni e dalla loro capacità di "far incontrare domanda e offerta di lavoro". Un auspicio che viene ribadito anche dall’arcivescovo Gian Carlo Perego, che intervenendo al convegno ha sottolineato il grave rischio che rappresenta lo sfruttamento. "Oggi assistiamo a forme di sfruttamento - afferma Perego - che per molti versi ricordano quelle di inizio ‘900, come il fatto che nelle campagne alcuni datori di lavoro affittano la casa ai lavoratori sfruttati, e così recuperano buona parte della paga".